Eb 10,37-39; Sal 88; Mt 1,18-25
«Ancora un poco, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. Il mio giusto per fede vivrà; ma se cede, non porrò in lui il mio amore. Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima». Eb 10,37-39
Ancora un poco, un poco appena…: è accaduto già oltre due millenni fa, ma noi siamo ancora qui a vivere la vigilia di quel giorno che chiamiamo Natale del Signore. E lo facciamo perché vogliamo provare a non cedere al disimpegno, né alla perdita della speranza; vogliamo resistere, senza lasciare spazio alla disillusione, pur consapevoli delle difficoltà della storia, del mondo, e delle nostre stesse limitazioni e fragilità. Vogliamo rivestirci di luce, pronti e decisi, in piedi, rialzati dalle batoste che abbiamo ricevuto; magari doloranti per i colpi ricevuti dalla vita, ma ugualmente con lo sguardo aperto e diretto alla meraviglia delle possibilità che ancora si rinnovano e dei passaggi su cui ancora possiamo scommettere, in modo promettente, e magari persino festoso. Se è vero che non si è ancora compiuta del tutto la salvezza promessa da Dio, dobbiamo provare a riconoscere perché non possiamo chiamare «ritardo» questa attesa che ancora viviamo; custodiamo questa domanda e consegniamola al Dio che viene.
Preghiamo
Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia.
dalla liturgia del giorno