Is 30,18-26b; Sal 145; 2Cor 4,1-6; Gv 3,23-32a
«Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». Gv 3,29-30
Natale viene anche a ricordarci che abbiamo già conosciuto le ragioni della gioia, quella che cerchiamo e che non ci appartiene ancora pienamente; le abbiamo conosciute in Gesù di Nàzaret, che ha consegnato alla storia la radicale e definitiva vicinanza di Dio all’umanità. Non siamo i custodi della salvezza della storia, ma Dio ce ne ha fatto dono e siamo chiamati a operare perché quella luce conosciuta in Gesù si allarghi nel mondo e illumini ogni cosa. Il Battista si dichiara festosamente dedito alla festa per lo Sposo, che il Padre ha mandato: non gli interessa primeggiare, può stare tranquillamente in disparte, purché si faccia festa per tutti. Abbiamo ancora qualche giorno per prepararci a questa gioia dedita e appassionata, per gioire non per quanto noi brilliamo nel mondo, per quanto seguito abbiamo o per quanto si parla di noi; ma per quanto piuttosto brilla la luce dell’Evangelo, per quanto si fa spazio la Buona Notizia e per come possa farsi ancora più riconoscibile il volto di Dio che è amore.
Preghiamo
Il Salvatore sta per venire
nello splendore della sua gloria:
teniamoci pronti
ad accogliere il regno di Dio.
dalla liturgia del giorno