Is 4,2-5; Sal 23; Eb 2,5-15; Lc 19,28-38
«Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!”». Lc 19,37-38
Il venire di Gesù, il suo entrare nella nostra storia e nella vita delle nostre città, è il venire definitivo del regno di Dio, quello atteso dalla fede di Israele, ancora oggi, e quello riconosciuto dai discepoli di Gesù, ancora in attesa del suo pieno manifestarsi al compimento della storia. Muoviamoci anche noi nella direzione di questo avvento con le nostre parole di bene, con il coraggio di evidenziare i segni della presenza di Dio nel cammino degli uomini, con la serena bellezza del benedire, come la folla già dal monte degli Ulivi e fino al cuore di Gerusalemme. Tra tante fatiche, nostre e della nostra storia umana, non abbiamo forse comunque motivi per dirci riconoscenti, per coltivare ragionevolmente speranza, per indicare le possibilità di un tempo nuovo in cui la luce attesa potrà illuminare le nostre incertezze e i nostri angoli oscuri? Guardiamo a una visita di Dio che già Isaia annunciava (cfr. la prima lettura) e che nel Maestro e Signore di Nàzaret abbiamo conosciuto. E benediciamo.
Preghiamo
Sia benedetto Dio, Signore di Israele,
che ha visitato e redento il suo popolo.
Ha suscitato tra noi un salvatore,
come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti.
dalla liturgia del giorno