Ger 3,6a; 5,15-19; Sal 101; Zc 3,6.8-10; Mt 13,53-58
«L’angelo del Signore dichiarò a Giosuè: “Ascolta dunque, Giosuè, sommo sacerdote, tu e i tuoi compagni che siedono davanti a te, poiché essi sono un segno: ecco, io manderò il mio servo Germoglio”». Zc 3,8
Anche Zaccaria si inserisce nello spazio dei profeti che hanno guardato al domani – e hanno insegnato a farlo – con la speranza di una salvezza donata da Dio: Germoglio è promessa di uno sviluppo fiorito e carico di frutto, è uscita dal buio, è rinnovato annuncio che manifesterà presto la Presenza del Signore, e sarà visibile in una storia precisa, in un volto, in un percorso d’uomo. Questa promessa scuote anche oggi le nostre attese, le riattizza verso la luminosa celebrazione del Natale, per ricordarci che abbiamo la grazia di aver conosciuto i passi e le parole di Germoglio nel Verbo che si è fatto carne, Gesù di Nàzaret. Come i compagni di Giosuè, anche noi siamo chiamati a essere segno di questa certezza, di questa grazia; perché non riguarda solamente la nostra fede, ma il bello per ogni creatura, creazione rinnovata e resa perennemente orientata al suo definitivo compimento. Allora accantoniamo ritrosie e timori, e lasciamoci prendere dal desiderio di coinvolgere altri nella bellezza di questo annuncio del profeta, ancor più vero oggi, dopo aver conosciuto Gesù.
Preghiamo
«Ecco: io vengo presto – dice il Signore –.
Porto il premio con me
e renderò a ciascuno secondo il suo merito.
Io sono il primo e l’ultimo, il principio e la fine.»
dalla liturgia del giorno