Is 45,1-8; Sal 125; Rm 9,1-5; Lc 7,18-28
«Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia». Lc 7,22
Il Salvatore Gesù, nei confronti del quale vogliamo rinnovare l’attenzione e il senso dell’attesa, ci ha mostrato il volto del Padre, Dio, che non ritiene nessun luogo impenetrabile dalla sua presenza che salva; anzi, si china proprio sulla piccolezza, sull’umanità affaticata e sofferente, per annunciare la prospettiva di pienezza e liberazione che attende tutti, nessuno escluso. Ciò che è “più basso e privo di valore” è luogo della ricerca di Dio, è luogo della sua Presenza, è spazio in cui Dio si spende e si fa incontrabile. In fondo, questo è il mistero dell’Incarnazione, in cui la storia povera e malata di questa umanità è assunta in pienezza dal Figlio, dalla Parola che si fa carne fragile e mortale; questo nostro vivere è percorso da Dio, è abitato fino in fondo, senza limitazioni. Per questo, l’Avvento può distendersi per noi soprattutto come tempo di commossa attesa e di celebrazione della vicinanza di Dio, conosciuta in Gesù, luce che splende nelle tenebre, per illuminare ogni cosa e rivelarla come luogo della Presenza.
Preghiamo
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco: si compie il giusto giudizio di Dio,
il nostro Dio viene a salvarci».
dalla liturgia del giorno