Delfina Colombo è la nuova presidente delle Acli Milanesi. Classe 1967, sposata, un figlio, è la prima donna a guidare l’Associazione milanese in 80 anni di storia. È stata eletta ieri sera nella prima seduta del Consiglio provinciale, nominato dal XXXII Congresso che si è svolto il 19 e 20 ottobre.
Avvocata, dal 1992 al 1999 è stata responsabile dell’ufficio legale del Ceas, associazione dedita al recupero di giovani tossicodipendenti e responsabile scientifico del progetto Carcere, poi consulente legale di Caritas per il Progetto Siloe e per l’associazione Emmanuel. In quegli anni si è avvicinata alle Acli (nelle quali il padre è stato per tanti anni volontario del Patronato), dapprima occupandosi dell’assistenza legale delle Acli Colf, poi assumendo via via incarichi sempre più importanti: segretaria all’organizzazione, vicepresidente, responsabile della formazione con deleghe al welfare, alle politiche sociali e per ultimo alla sanità. È stata anche vicepresidente delle Acli regionali e presidente del Patronato Acli di Milano.
«Il cardinale Martini, che ha insegnato a ciascuno di noi a essere “pensante e contemporaneo”, e che, proprio in un nostro congresso, ci ha chiesto di essere “sentinelle del territorio”, di essere “sale e lievito” delle nostre comunità, aveva colto appieno quale riesce ad essere la vera anima delle Acli quando i nostri circoli sono liberi e capaci di esprimersi in modo autentico e generativo – ha detto la nuova presidente -. Di questa capacità di testimoniare il nostro essere “Chiesa in uscita” (ante litteram), ma anche serio ed efficace movimento della società civile, mi sono innamorata ormai tanti anni fa, forse anche sulla scia di quanto vivevo in famiglia, e su questa strada ho cercato di camminare in tutti questi anni nei quali sono stata chiamata a servire le Acli sul livello provinciale, occupandomi di welfare, di sviluppo associativo, di formazione, di vita cristiana, del Patronato, delle nostre imprese di economia civile e delle nostre battaglie sociali (non ultima quella per il diritto alla salute e alla sanità pubblica).
«Le acliste e gli aclisti dei circoli sono sempre stati un passo avanti a me – ha concluso – e i loro passi hanno guidato e ispirato il mio servizio all’associazione. Insieme a loro ricordo gli esempi di grandi dirigenti e amici delle Acli come Giovanni Bianchi, Lorenzo Cantù e don Raffaello Ciccone, che ci hanno lasciati fisicamente, ma che sono sempre con noi. Pensando e ispirandomi a loro, alla loro testimonianza quotidiana, ho trovato la forza e il coraggio di dare la mia disponibilità ad assumere la presidenza della nostra associazione. Proseguiremo quindi a essere Movimento educativo e sociale, profondamente inserito nella comunità ecclesiale ambrosiana e nella realtà sociale metropolitana e in quella monzese e brianzola, pronti a collaborare per il bene comune con tutti i soggetti sociali, sindacali e politici con cui potremo fare un tratto di strada insieme, nella nostra specificità e con le nostre proposte».