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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Personaggi

Padre Martinelli, un apostolo ambrosiano del Sacro Cuore

Il fondatore degli Oblati Missionari di Rho per primo in Italia ha diffuso la devozione a cui papa Francesco ha dedicato l’enciclica «Dilexit nos». Lo studioso padre Barbieri: «Diceva che attraverso la ferita aperta nel cuore di Gesù possiamo vedere l’amore che Dio ha per noi»

di Emilia FLOCCHINI

25 Ottobre 2024
Il venerabile Giorgio Maria Martinelli

Il venerabile Giorgio Maria Martinelli, che il 3 gennaio 1715 si trasferì accanto al Santuario dell’Addolorata di Rho dando vita alla famiglia degli Oblati Missionari, ha avuto un ruolo poco conosciuto nella diffusione della devozione al Sacro Cuore di Gesù: non solo nel territorio ambrosiano, ma su scala nazionale.

Padre Gianfranco Barbieri, Oblato Missionario di Rho, che gli aveva dedicato la tesi di “secondo ciclo” discussa alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale nel 1982 (pubblicata poi dalla Ned col titolo Un prete del Settecento lombardo), spiega le consonanze tra la missione e le opere di questo sacerdote e l’enciclica Dilexit nos di papa Francesco, presentata il 24 ottobre (leggi qui).

Quale rapporto c’è tra padre Martinelli e gli inizi della devozione al Sacro Cuore?
Nel 1698 tradusse per la prima volta in italiano La dévotion au Sacré-Cœur de N. S. Jésus-Christ, il primo libro importante sul tema, scritto nel 1691 dal gesuita padre Jean Croiset, nel quale erano riferite le rivelazioni a santa Margherita Maria Alacoque, avvenute a partire dal 1673. Pochi anni dopo, nel 1704, la versione francese fu messa all’Indice e quindi tutta la devozione subì, per così dire, una tappa di arresto. Anche se il divieto valeva per l’opera in francese, padre Martinelli non parlò più del Sacro Cuore: fece calare un velo di silenzio sulla devozione in quanto tale, ma non nella sostanza, che si concretizzava nel legame con l’Eucaristia. Proponeva addirittura la Comunione frequente, a quei tempi poco praticata.

Le spoglie di padre Martinelli riposano nel vostro santuario proprio nel pavimento della cappella del Sacro Cuore…
Achille Ratti, futuro papa Pio XI, frequentava gli Esercizi spirituali degli Oblati che si tenevano ogni due anni nella nostra casa. Una volta eletto Papa e dopo aver pubblicato l’enciclica Miserentissimus Redemptor, propose agli Oblati Missionari di dedicare un altare del Santuario al Sacro Cuore: fu scelto quello della prima cappella della navata destra, fino a quel momento dedicato all’Annunciazione. Successivamente monsignor Claudio Livetti, Prevosto generale della Congregazione degli Oblati dei Santi Ambrogio e Carlo, propose di traslare lì le spoglie di padre Martinelli: si trovano quindi all’altare del Sacro Cuore dal 1984.

Papa Francesco, nell’enciclica appena uscita, afferma che nell’amore di Cristo, rappresentato nel suo Sacro Cuore, «possiamo trovare tutto il Vangelo, lì è sintetizzata la verità che crediamo, lì vi è ciò che adoriamo e cerchiamo nella fede, ciò di cui abbiamo più bisogno». In che modo voi Oblati Missionari, anche sulla scorta del vostro fondatore, proponete oggi questa indicazione?
Il Papa invita a ricentrare cristologicamente e teologicamente la devozione al Sacro Cuore, mentre padre Martinelli diceva che, attraverso la ferita aperta nel cuore di Gesù, noi possiamo entrare e vedere l’amore che Dio ha per noi. Come Oblati Missionari, ripetiamo spesso questo concetto nella nostra predicazione.