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Lutto

Caldera, uomo semplice e prete appassionato

Grande emozione ha destato l’improvvisa scomparsa del Decano di Cesano Boscone: lo ricordano monsignor Virginio Pontiggia, suo compagno di Messa, ed Eugenio Comincini, già sindaco di Cernusco sul Naviglio (dove fu parroco). Martedì 15 ottobre l’Arcivescovo presiederà i funerali a Cesano

di Annamaria BRACCINI

14 Ottobre 2024
Don Luigi Caldera con l'Arcivescovo in occasione di un evento pubblico a Cesano Boscone

«Sapeva rendere serene anche le circostanze più difficili e, grazie a lui, i nostri incontri di classe – era da sempre incaricato di tenere i rapporti tra noi compagni di ordinazione sacerdotale – erano ogni volta molto belli e coinvolgenti». Così monsignor Virginio Pontiggia, responsabile dell’Archivio storico diocesano, ricorda don Luigi Caldera, decano di Cesano Boscone, scomparso nella notte tra l’11 e il 12 ottobre all’Istituto dei tumori di Milano, dove era ricoverato per un intervento chirurgico. Aveva 73 anni. Nato a Caronno Pertusella, fu ordinato sacerdote nel 1975. Ha ricoperto il ruolo di vicario nella parrocchia di Cinisello Balsamo, per poi diventare parroco di Cernusco sul Naviglio e successivamente di Cesano, responsabile della Comunità pastorale della Madonna del Rosario. I funerali saranno celebrati martedì 15 ottobre alle 15.30. Li presiederà l’Arcivescovo, mentre monsignor Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara, pronuncerà l’omelia: entrambi sono della stessa classe di ordinazione di Caldera, come Pontiggia.

Com’era il carattere di don Luigi?
È sempre stato positivo: una persona che, pur affrontando la malattia già qualche anno, non ha mai perso lo sguardo accogliente e il sorriso aperto. Sapeva unire la fede nel Signore e un ottimismo, per quanto è possibile dire, così umano da fondere fede, buoni rapporti e buona prospettiva nel guardare avanti con fiducia, sapendo essere attento sempre a tutti. E così avveniva anche con noi, suoi compagni di classe.

Don Caldera è stato parroco in comunità molto popolose, da Cernusco sul Naviglio a Cesano Boscone. Come esercitava il suo impegno pastorale?
Era molto attivo fin da quando è stato ordinato prete. La sua prima destinazione pastorale fu a Cinisello Balsamo come coadiutore. Ricordo le sue tante iniziative, ultimante come responsabile di Comunità pastorale a Cesano Boscone. La festa patronale, con lui, era sempre articolatissima di incontri culturali in cui invitava anche l’Arcivescovo perché la festa fosse fatta non soltanto di momenti di gioia e di comunità, ma di autentica crescita nella fede. Era capace di intraprendere cose nuove e cose belle.

Il motto della vostra classe 1975 – ne fanno parte anche l’Arcivescovo e il vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, che torneranno dal Sinodo appositamente per le esequie – è «Uomini per la speranza». Era così don Luigi?
Lo è stato certamente nel senso, appunto, di una positività capace di approcciare la vita di tutti i giorni con i suoi problemi. Di fronte a realtà impegnative e magari difficili non si è mai lasciato travolgere dalla negatività, ma con spirito buono, coraggioso e credente ha saputo coglierne le possibili buone soluzioni e, persino, le opportunità insperate.

Appassionato della famiglia e della cultura

A parlare di don Caldera è anche Eugenio Comincini, già sindaco di Cernusco sul Naviglio per 10 anni (2007-2017), vicesindaco della Città Metropolitana, senatore del Pd e attualmente impegnato in Fondazione Cariplo. Ma soprattutto amico personale del sacerdote scomparso

«Di don Luigi mi piace sottolineare due caratteristiche che, a mio giudizio, hanno contraddistinto il suo ministero – dice -. Due grandi passioni direi, una per la famiglia e l’altra per la comunicazione o, se vogliamo in generale, per la cultura. Per quanto riguarda la famiglia, penso a quanto impegno ha profuso nel creare percorsi per le giovani coppie, avendo una capacità straordinaria di coinvolgerle a prescindere dai percorsi vissuti in oratorio o meno. È stato in grado di avvicinare anche persone che erano state molto lontane dalla Chiesa e che poi ne hanno abbracciato il cammino. Ha fortemente voluto che la Comunità pastorale di Cernusco venisse intitolata alla Famiglia di Nazaret».

E la passione per la comunicazione?
Mi torna alla mente l’apertura del Cinema Teatro Agorà, che da molti anni era uno scatolone vuoto, alla nascita del sito “Cernusco Insieme”, un portale nato prima dei grandi social media, o al rilancio di Radio Cernusco Stereo. Senza dimenticare il suo grande sostegno al quotidiano Avvenire e il “Festival della Felicità”, che ha visto la partecipazione di tante personalità nazionali e internazionali. È stato un uomo di una umanità straordinaria, fedele al Vangelo e fortemente ancorato al tempo che Dio gli ha dato di vivere. Un uomo semplice, direi «con l’odore delle pecore» proprio perché è stato capace di stare in mezzo alla gente, che questo suo essere l’ha sempre percepito e ammirato, volendogli davvero tanto bene.

Qual era il suo legame personale con don Caldera? 
È stato il mio parroco. Per esempio gli ho fatto da cerimoniere quando, nel 1994, arrivò a Cernusco: con lui avevo un’amicizia di lunga data. Ovviamente andrò ai funerali, come già ho fatto visita alla camera ardente e ho preso parte al Rosario recitato a Cernusco, con la nostra chiesa strapiena. Ci eravamo sentiti domenica, il giorno prima della sua operazione, avvenuta lunedì 7 ottobre: era sereno ed eravamo d’accordo che ci saremmo visti dopo l’intervento. Purtroppo non sarà così.