Ger 3,6a.19-25; Sal 85; Zc 2,10-17; Mt 12,33-37
«Rallégrati, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te. Oracolo del Signore. Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo, ed egli dimorerà in mezzo a te e tu saprai che il Signore degli eserciti mi ha inviato a te». Zc 2,14-15
Pur nella coscienza della propria unicità come popolo eletto, l’Israele della fede non ha mai accantonato la persuasione che la rivelazione di Dio ricevuta fosse destinata a farsi universale, grazia per tutte le genti. Ce lo ricorda anche il profeta Zaccaria, che, accanto all’annuncio di tempi difficili, non può tacere l’invito a guardare nella direzione della visita di Dio, che si sta facendo imminente, con un linguaggio che l’apostolo Giovanni riprenderà nel suo Vangelo: Dio non si accontenta di dire qualcosa di sé attraverso i suoi inviti; nemmeno la parola dei profeti è l’elemento determinante e conclusivo; la prospettiva inattesa è proprio quella della decisione di Dio di dimorare in mezzo al suo popolo, in mezzo alla storia, in mezzo alla vita di questa umanità, tutta. Ecco perché l’Avvento può farsi anzitutto festa per un incontro, attesa carica di emozione, sguardo serenamente teso al compimento fattosi finalmente vicino. Sia soprattutto questo l’atteggiamento che ci accompagna in questi giorni, rapiti dalla luce che sorge.
Preghiamo
Ecco, verrà l’atteso da tutti i popoli!
La gloria riempirà la casa del Signore.
Ecco: il Signore verrà con potenza
e splenderà davanti agli occhi di chi lo ama.
dalla liturgia del giorno