«La solennità della Dedicazione del Duomo è una festa importante perché ricorda che la Cattedrale è la casa di tutti i fedeli ambrosiani e la sede della cattedra del Vescovo, ma, da qualche tempo, è divenuto anche il momento nel quale vengono lanciati alcuni percorsi che riguardano l’intera Diocesi. Tre anni fa, sempre nella domenica della Dedicazione, la terza del mese di ottobre, l’Arcivescovo, presiedendo il Pontificale, conferì il mandato ai Gruppi Barnaba di leggere con fede il territorio decanale per immaginare “Assemblee sinodali decanali” dedicate alla missione nei luoghi della vita quotidiana. Questo fu anche l’avvio in Diocesi del Cammino sinodale di tutta la Chiesa».
Così il Vicario generale, monsignor Franco Agnesi, spiega il significato della celebrazione eucaristica di domenica 20 ottobre in Duomo, sottolineando il “valore aggiunto” rappresentato dall’invito a partecipare alla Messa esteso specificamente ai membri dei nuovi Consigli pastorali parrocchiali, di Cp e per gli Affari Economici.
Si prosegue, insomma, sulla via già segnata di una sinodalità sempre più vissuta concretamente…
Certo. Il volto sinodale della nostra Diocesi con i Gruppi Barnaba e le Assemblee sinodali decanali, si arricchisce, quest’anno, con il mandato che l’Arcivescovo conferirà ai Consiglieri pastorali alla luce del recente Direttorio, frutto del discernimento compiuto dai due Consigli diocesani, dall’Assemblea dei Decani e dal Consiglio episcopale. Un mandato che sottolinea in modo particolare il compito dei Consigli di essere luogo di pensiero, di discernimento, di fraternità, di sinodalità nelle procedure e nelle decisioni e che abbia a cuore soprattutto la domanda su quale volto debba avere la comunità cristiana nel territorio per vivere e testimoniare il Vangelo. Una immagine per ogni Consiglio e una immaginetta per ogni Consigliere saranno consegnati in Duomo, con una preghiera scritta dall’Arcivescovo che accompagnerà il loro lavoro. Nello stesso tempo verrà ricordato anche il cammino formativo che il Direttorio suggerisce sia alle Giunte dei Consigli, sia ai tutti i Consiglieri per sostenere la coscienza ecclesiale e la capacità di lavorare insieme.
Le elezioni dello scorso 26 maggio sono andate bene?
Sì. Avevamo un po’ di timore perché si percepiva la sensazione di una certa fatica partecipativa, peraltro abbastanza generalizzata a tutti i livelli, ma in tale contesto è stato particolarmente utile il lavoro delle Commissioni preparatorie che hanno “dissodato” il terreno e immaginato i criteri di convocazione e di nomina. Dove la convinzione e la fantasia hanno potuto esprimersi, il cammino è stato positivo e incoraggiante.
I Consigli pastorali, per la loro identità e per il ruolo che svolgono come realtà istituzionale, godono di buona salute?
Direi che mediamente è molto buona. Forse a tutti noi manca un po’ la fiducia di sognare come saremo Chiesa fra 5 o 10 anni. Per troppo tempo ci siamo dovuti dedicare solo al “restauro”, per così dire, che va benissimo ed è necessario, ma che non basta se non c’è un motivo per cui lo mettiamo in essere e se non pensiamo alle generazioni che verranno. Ricordo omelie del cardinale Montini alle parrocchie che festeggiavano l’anniversario di una chiesa. Diceva: chi l’ha edificata non pensava a sé, anche se rispondeva a bisogni immediati, ma pensava a chi l’avrebbe frequentata nel futuro. Anche noi dobbiamo essere più generativi e creativi.
L’aspetto di una sinodalità sulla quale si insiste molto a livello di Chiesa universale, italiana e ambrosiana e che pare caratterizzare il tempo che viviamo, ha aiutato ad avvicinarsi all‘attività dei Consigli, magari candidandosi, e comunque comprendendo il senso di una responsabilità specie laicale?
Nella Chiesa di Milano abbiamo scelto soprattutto di “fare sinodalità” e di metterla in atto, attendendo anche quanto emergerà dal Sinodo universale e dal Cammino sinodale in Italia rispetto al volto di Chiesa che cammina insieme nella missione. Stiamo camminando con coraggio, fiducia e umiltà. Le Assemblee sinodali decanali sono un esempio bello e incoraggiante per tutta la Comunità ecclesiale locale, ma ritengo che possa essere così anche per i Consigli pastorali. Lavorando insieme si lavora meglio, comprendendo che cosa l’altro ha da dire come dono e non solo come opinione, ci incoraggia di più. Sono tutti germogli, ma il germoglio è prezioso proprio perché è bello e pieno di speranza.