Lunedì 30 settembre, la polizia e la guardia di finanza hanno arrestato 19 capi ultras dell’Inter e del Milan. La custodia cautelare nasce da un’indagine della Procura di Milano sulle attività economiche che gravitano attorno allo stadio San Siro.
Secondo quanto ricostruito dall’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari, le principali fazioni del tifo organizzato delle due squadre di Milano si sarebbero accordate per evitare conflitti tra loro e acquisire il controllo della vendita illegale dei biglietti (ceduti all’acquirente a un prezzo maggiorato), delle bevande, del merchandising dei club e della gestione dei parcheggi, utilizzando estorsioni, minacce e violenze. Oltre agli arresti, la procura ha emesso 24 Daspo.
Come ha sottolineato la procuratrice aggiunta Alessandra Dolci, coordinatrice della Dda di Milano, molti ‘ndranghetisti in contatto con le tifoserie organizzate di Milan e Inter «non erano stanziali in Lombardia, ma provenienti dalla Calabria come Antonio Bellocco (ucciso lo scorso 4 settembre, ndr), che aveva trovato qui un domicilio e un posto di lavoro fittizio grazie ai componenti della curva». Secondo quanto emerso nel corso dell’indagine, «i vertici delle due tifoserie avevano siglato un patto di non belligeranza teso a massimizzare i profitti illeciti».
L’indagine si è svolta con «un’attenta attività di coordinamento» della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, con una «assai approfondita attività di analisi che la Procura nazionale conduce da tempo sul fenomeno», ha spiegato il procuratore capo di Milano, Marcello Viola.
Secondo il procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo, bisogna «smetterla di far finta di niente e di voltare lo sguardo», perché ci sono «rischi diretti di interessi criminali nelle società calcistiche», come tutte le imprese. In questo caso, «le società sono da considerarsi soggetti danneggiati», ha aggiunto Viola.
Il commento di Libera
«L’indagine e gli arresti – ha affermato in una nota Libera – confermano gli scenari criminali nel mondo degli ultras: intorno allo stadio e dentro lo stadio si muove un mondo di affari legali e illegali, che va dal bagarinaggio al merchandising, fino al controllo dello spaccio di droga anche all’ingrosso. In parte ci sono sempre stati, ma oggi sempre più spesso ingrassano il portafoglio di alcuni boss, anziché essere usati per sostenere le curve».
Sulla presenza della criminalità organizzata negli stadi, Libera e il Gruppo Abele hanno dedicato nell’ultimo numero della propria rivista – lavialibera – un’inchiesta dal titolo «Curve pericolose», che ricostruisce i rapporti tra tifo organizzato e l’estremismo di destra, soffermandosi sui casi di Roma, Milano e Torino.
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«La presenza di interessi criminali nel mondo sportivo, e in particolare nel calcio, non è certo una novità. Del resto – prosegue la nota di Libera – non c’è da stupirsi: le mafie inseguono il denaro, e sappiamo che il calcio di denaro ne fa girare tanto. Nelle curve il tifo organizzato si è involgarito e, in certi casi, colluso con ambienti malavitosi, trasformandosi in strumento di intimidazione e pressione sulle società per portare vantaggi economici ai suoi leader».
In aumento i gruppi politicamente ideologizzati
Oltre a gruppi criminali, l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Viminale ha segnalato nel suo ultimo rapporto anche una crescente «tendenza a costituire gruppi ideologicamente orientati» all’interno degli stadi e ha denunciato 126 atti di razzismo e discriminazione avvenuti nella sola stagione 2022-2023. Attualmente, sono 431 i gruppi ultras censiti dalla Digos, e indicati come sempre più orientati politicamente.