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Sirio 30  settembre - 06 ottobre 2024
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Consacrazione

Diaconi, un’ordinazione che abbraccia il mondo

Sabato 5 ottobre in Duomo (diretta tv e web) la celebrazione in cui l’Arcivescovo ordinerà 12 seminaristi diocesani (11 dei quali diventeranno preti il 7 giugno 2025), 7 del Pime e il milanese Carlo Giorgi, una vocazione adulta compiutasi in Libano, Paese ora travagliato e per il quale si pregherà

di Ylenia SPINELLI

30 Settembre 2024
I 12 seminaristi che diventeranno diaconi

Sabato 5 ottobre, alle 9, nel Duomo di Milano, l’arcivescovo Mario Delpini presiederà una celebrazione solenne in occasione delle ordinazioni diaconali: diretta su Telenova (canale 18 del digitale terrestre), www.chiesadimilano.it e youtube.com/chiesadimilano. Tra i candidati ci sono 11 seminaristi diocesani, di cui uno di origini equadoregne, più un seminarista del Sud Sudan che ha compiuto il cammino di formazione presso il Seminario di Milano e poi verrà ordinato sacerdote nella sua diocesi di Rumbek. Con loro anche 7 seminaristi del Pontificio Istituto Missioni Estere (2 dell’India, 2 del Bangladesh, 1 del Ciad, 1 del Camerun e 1 formatisi con il Pime, ma appartenente alla diocesi di Dinajpur in Bangladesh), e infine Carlo Pietro Giorgi, 55enne milanese, che ha compiuto il cammino formativo in Libano.

È disponibile il libretto liturgico della celebrazione: coverinterno.

Presente il Vicario di Beirut

«Una ordinazione che, come sempre, abbraccia il mondo, ma quest’anno particolarmente significativa per la situazione internazionale che stiamo vivendo – sottolinea il rettore del Seminario di Milano don Enrico Castagna -. La presenza di un seminarista milanese di origine, ma ora inserito nel Vicariato apostolico di Beirut, in Libano, e la presenza alla Messa dello stesso Vicario di Beirut saranno un’occasione propizia per pregare per la pace e sentirci vicini ai fratelli che vivono il dramma della guerra».

«The Lord is My Light» di Mike Moyers

Il motto e l’immagine

Il motto che i seminaristi diocesani hanno scelto è «Consacrali nella verità» (Gv 17,17), versetto tratto dalla “preghiera sacerdotale” di Gesù (leggi qui). «La sera prima della sua passione, mentre è nel cenacolo – spiegano i candidati – il Signore vive davanti ai suoi discepoli la propria intimità con il Padre ed è proprio a questa intimità che noi candidati ci sentiamo chiamati». E continuano: «A ben vedere, il cammino di Gesù sulla terra è stato come quello di ognuno di noi. A lui non sono state risparmiate le fatiche e le prove, sino a quella estrema della croce. Proprio guardando alla sua Passione possiamo cogliere che è il rapporto con il Padre che gli ha permesso di non soccombere al male».

Il motto che accompagnerà i diaconi fino all’ordinazione sacerdotale del prossimo 7 giugno è «un richiamo costante a entrare ogni giorno nella verità che è Gesù». Come sottolinea Massimiliano Rossignoli, «non un contenuto meramente dottrinale da ripetere con un annuncio verbale, ma una presenza da cui lasciarci raggiungere e abbracciare».

Questi diaconi diventeranno sacerdoti nel bel mezzo dell’anno giubilare, il cui titolo è «Pellegrini di speranza» e la Verità di Gesù è davvero un messaggio di speranza che insieme si impegnano a portare in tutte le comunità della Diocesi in cui saranno destinati.

Un messaggio sottolineato anche dall’immagine (vedi qui) che fa da sfondo al motto, dal titolo The Lord is my light («Il Signore è la mai luce»), dipinto a olio dell’artista Mike Moyers. «Nel quadro, ispirato al primo capitolo del Vangelo di Giovanni – commentano i candidati- si vede una luce che irrompe dalle tenebre, la creazione, e che discendendo sulla terra illumina tutto intorno, andando a formare una croce, che simboleggia la redenzione operata da Gesù con la sua incarnazione». Ecco che allora i futuri diaconi chiedono di essere consacrati in Dio Padre, proprio perché per primo il Figlio si è unito agli uomini e ha riaperto la strada del cielo. «La luce – concludono – rischiara e colora l’oscurità. Le pennellate rappresentano gli uomini che, più sono lontani da Dio, più sono nelle tenebre, mentre più si avvicinano alla croce, più risplendono nella sua luce. Ci piace l’immagine della croce che risplende nella notte del mondo, della speranza nuova e definitiva che sorge con la risurrezione di Cristo».

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