«Perciò, cingendo i fianchi della vostra mente e restando sobri, ponete tutta la vostra speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si manifesterà. Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri di un tempo (1Pt 1,13s).
Il Vescovo legge, archivia e il fascicolo si gonfia.
A un certo punto il Vescovo, che invece scrive malvolentieri, si decide e gli scrive: “Ma, caro padre, ti è rimasto ancora un po’ di speranza del paradiso?”».
L’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, Vescovo metropolita della Conferenza Episcopale Lombarda, che comprende oltre al cardinale Oscar Cantoni, Vescovo di Como, anche tutti gli altri Vescovi delle diocesi lombarde, ha davanti a sé i 130 sacerdoti, diaconi, anziani e ammalati, convenuti da tutta la regione al Santuario di Caravaggio per l’incontro con i presuli, il decimo, organizzato dall’Unitalsi Lombarda e dalla Fondazione Opera Aiuto Fraterno.
La carta d’identità, qui, non serve. Non serve poiché sono facilmente identificabili, i loro connotati caratteristici sono visibili, silenziosamente eloquenti, bastano per tutti i segni dell’età. Non pochi portano anche quelli della malattia. Non pochi sono costretti in carrozzina. Ma non è un raduno di reduci, questo. E sono le parole luminose di Maria, che monsignor Delpini rilancia e condivide. Come guardare alla nostra storia di preti ormai anziani, dalla salute fragile o compromessa? «Non descriviamola come un inevitabile declino ma come un riproporsi dell’occasione. C’è una gioia, c’è un compimento del desiderio di essere felici – afferma l’Arcivescovo – che si realizza nella fede, nel credere, oggi, nell’adempimento della Parola del Signore. Come hanno creduto i suoi discepoli. Ecco, se uno dovesse dire “come sono cambiato in questi anni di ministero”, io credo sarebbe bello che ciascuno di noi potesse dire: “sono felice perché ho creduto”».
Preti in carrozzina
E sono state davvero la gioia e la gratitudine ad accendere l’incontro, celebrato in concomitanza con la riunione della Conferenza episcopale lombarda a Caravaggio.
A metà mattina l’accoglienza dei partecipanti e la preparazione alla liturgia, al Centro di spiritualità. Poi la processione fino al Santuario, sotto il sole di settembre, recitando il rosario. Quindi la Messa. Infine il pranzo, quindi a completare la festa, anche un po’ di tempo per la convivialità, e un altro po’ per un “supplemento” di preghiera, personale o con i confratelli, gli amici, gli accompagnatori. E prima di ripartire verso casa, uscendo dal Santuario, il tempo di una visita orante al luogo dell’apparizione, con il fonte, nel corridoio sotterraneo rivestito di mosaici che corre sotto la Basilica al termine del quale si può attingere l’acqua che sgorga incessantemente dal 26 maggio 1432.
«È la terza volta che partecipo a questo incontro. Una bella giornata: è davvero bello e consolante rivedere i sacerdoti della propria diocesi e conoscere quelli di altre diocesi, e scoprire come siamo tutti sulla stessa barca…», sorride lieve il sacerdote Don Ivo Compagnoni che offre la sua testimonianza al cronista, dopo la visita al luogo dell’apparizione e prima di riprendere la via di casa. «In carrozzina? Ci sto da cinque anni, ormai. Prima ero autonomo, avevo una vita piena, attiva, a volte addirittura senza tempo per pensare. Così è stato per tanti anni. Ora, invece, ho tempo per pensare a tante cose. Ho 80 anni, sono sacerdote da 53 anni e per cinquant’ anni sono stato parroco a San Giorgio di Mantova: in quegli anni sono anche stato assistente diocesano dell’Unitalsi. Ora dedico il tempo alla lettura, alle terapie». E qui lo sguardo si vela di un’ombra malinconica, temporanea, prima di tornare a illuminarsi, quando aggiunge: «Prima avevo una vita pienissima, ora ho più tempo per la vita spirituale. Sulla carrozzina, senza autonomia, non è sempre facile. Ma un po’ di sacrificio ci vuole – torna a sorridere – e se il Padre Eterno ha voluto così, mi darà anche la forza di affrontare questa situazione». Il bagliore dei suoi occhi, dice che la passione per il sacerdozio non si è spenta, solo le forze si sono modificate. Non c’è bisogno che lo sottolinei, sono i suoi occhi a indicare che la passione è identica a quella provata nel giorno della sua prima Messa, solo la forza fisica ha assecondato il trascorrere del tempo.
lI saluto del Vescovo di Cremona
Il cuore della giornata: la messa nel Santuario, presieduta da monsignor Delpini (leggi qui la sua omelia), affiancato dagli altri Vescovi lombardi.
Ad aprire la celebrazione, il saluto del vescovo di Cremona monsignor Antonio Napolioni, nella cui diocesi si trova il Santuario:
«Carissimi fratelli sacerdoti e diaconi, bentornati a casa… da Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, di tutta la Chiesa ed in particolare di chi la serve con amore ed umiltà da tanti anni, magari anche provato dalla debolezza e dalla malattia.
Grazie alla sollecitudine dell’Unitalsi e all’accoglienza di quanti si dedicano al ministero nel Santuario Regionale di Caravaggio, possiamo vivere anche quest’anno il bell’appuntamento settembrino che riunisce tanti sacerdoti anziani e malati con i loro Vescovi, per la preghiera al Fonte benedetto dall’apparizione della Madonna.
Il Santuario vi ha visto pellegrini tante volte, con le vostre comunità, magari con i ragazzi e le famiglie… stavolta vi vede protagonisti di un gesto di delicatezza, con cui le Chiese lombarde vogliono dirvi: grazie, coraggio, avanti!
Se la stagione dell’intensa attività sta cedendo il passo, magari sofferto perché obbligato, a ritmi più lenti, quasi passivi, spesso segnati dalla dipendenza dal necessario aiuto di altre persone, questo non scalfisce l’identità sacerdotale, semmai la scolpisce più in profondità. Se è vero che Gesù ha chiamato gli apostoli perché stessero con Lui e poi, anche, per mandarli a predicare, nulla può impedirvi di stringervi a Cristo più intimamente e realmente. Gli 800 anni dalle stimmate di S. Francesco ce lo ricordano in maniera fortemente provocante.
Nell’anno della preghiera, tutto ciò risalta come indispensabile preparazione ad un Giubileo che davvero converta i cuori e orienti il cammino umano verso la riconciliazione e la pace. Grazie, perché ci aiutate tanto a non perdere di vista l’essenziale, che Maria ci addita ogni giorno: “Fate quello che Gesù vi dirà”».
Il saluto dell’Unitalsi
Luciano Pivetti, presidente dell’Unitalsi Lombarda, ha portato il saluto dell’associazione:
«Eminenza, eccellenze reverendissime, carissimi vescovi, sacerdoti e diaconi concelebranti, a nome dell’Unitalsi Lombarda desidero esprimere gioia ed emozione ritrovandoci di nuovo qui, a Caravaggio. Un anno fa il santuario di Santa Maria del Fonte è stato riconosciuto come “Santuario regionale della Lombardia”: qui siamo a casa.
Per questo ci sentiamo ancora più in comunione, provenienti dalle varie diocesi lombarde, insieme ai nostri vescovi, per vivere questa opportunità di ringraziamento ai sacerdoti presenti, sempre capaci di operare al servizio della Chiesa anche in condizione di anzianità o di disabilità.
Siamo in cammino con tutta la Chiesa verso il Giubileo del 2025 e ci prepariamo quest’anno attraverso “l’anno della Preghiera”. Oggi quindi risuona ancora più forte in noi la bellissima richiesta degli Apostoli: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1)
Questa Giornata, giunta al decimo anniversario, è da considerare una tradizione dell’Unitalsi Lombarda (e di tanti suoi benefattori, a cominciare dal cav. Ernesto Pellegrini oggi rappresentato dall’ ing. Giuseppe Orsi), e caratterizza il servizio della nostra associazione non solo nei pellegrinaggi a Lourdes, ma anche nell’assistenza ad anziani e ammalati nei territori in cui operiamo.
L’Unitalsi nazionale nacque 121 anni fa per permettere agli ammalati di accedere ai grandi santuari mariani. In questo 2024 siamo particolarmente lieti del treno dell’Unitalsi che ha condotto a Lourdes un pellegrinaggio tutto di bambini, nelle giornate loro dedicate da papa Francesco.
Assicuro al Rettore del Santuario di Caravaggio monsignor Amedeo Ferrari, al Vescovo di queste terre, monsignor Antonio Napolioni, così come a tutti i presenti, un ricordo e una corale preghiera speciale alla grotta di Massabielle».
Dopo la Messa, la festa è proseguita con il pranzo nel refettorio del Centro di spiritualità. «Abbiamo accolto e servito a tavola 220 persone, fra cui 130 sacerdoti diaconi, e qualche vescovo – precisa Pivetti -. Una settantina nostri volontari impegnati nella nel servizio, fin dall’alba provenienti dalle varie sottosezioni. Questa è un’occasione di amicizia, condivisione e spiritualità che offriamo ai nostri sacerdoti per ringraziarli di tutto il bene che hanno dato alle nostre comunità e alle nostre famiglie».