Tt 2,11-15a; Sal 135; Lc 24,44-48
Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». (Lc 24,45-48)
Passione, morte e risurrezione di Cristo sono allo stesso tempo fondamento e fine dell’invito che siamo chiamati a portare ai crocicchi della storia e dell’umanità. L’incontro personale e comunitario con Gesù risorto ci apre la mente non a una serie di nozioni intellettuali ma alla Parola che è Gesù stesso, al significato della sua presenza nel mondo oggi come vita. Lo Spirito ci apre la mente – e il cuore – a quel conoscere che è relazionale, di intimità personale e profonda. È da questo tipo di incontro con il Risorto che di conseguenza invitiamo l’umanità alla vita nuova. Perché solo la grazia che scaturisce dall’incontro col Cristo risorto può cambiare la nostra esistenza – convertirci – ridirigere il nostro percorso di vita secondo la vocazione a cui Dio chiama l’umanità. E in questa missione che ci è affidata scopriamo il significato più profondo del nostro essere Chiesa: la testimonianza è evangelizzazione.
Preghiamo
Dammi un cuore per amarti,
dammi occhi per vederti nei miei fratelli,
dammi orecchi per udire e riconoscere la tua voce,
dammi labbra per parlare di te, il gusto per assaporarti.
Dammi l’olfatto per sentire il tuo profumo,
dammi mani per toccarti e piedi per seguirti.
(Tichon di Zadonsk)