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Sirio 10 - 15 settembre 2024
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Generazioni

Adulti, il compito di accompagnare i ragazzi creando loro uno spazio

Il travaglio degli adolescenti e le loro domande di senso a cui spesso il mondo dei “grandi” non riesce a dare risposte al centro di una serata al Refettorio Ambrosiano, con la pedagogista Alessandra Augelli, don Claudio Burgio e Fabrizio Travaini, autore di un libro edito da In dialogo

12 Settembre 2024
I protagonisti della serata

Mercoledì 11 settembre, presso il Refettorio Ambrosiano, si è tenuto un evento di grande importanza per esplorare le sfide e le opportunità del mondo adolescenziale. All’incontro, intitolato «Come diamanti. Essere adolescenti in un mondo affascinante» e promosso dall’Azione cattolica ambrosiana, hanno partecipato Alessandra Augelli, pedagogista, don Claudio Burgio, educatore, e Fabrizio Travaini, autore del libro Non sono cristallo, ma diamante. Adolescenti in un mondo terribilmente affascinante (edito da Itl Libri con il marchio In Dialogo).

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Una fase di rottura e rinascita

Il tema centrale della discussione è stato l’adolescenza, una fase della vita che interroga profondamente non solo i giovani, ma anche gli adulti. Alessandra Augelli ha parlato degli adolescenti che «rompono», un atto che, secondo lei, è una parte essenziale e naturale del loro sviluppo. «Quando si rinasce al mondo – ha spiegato -, si rompe, si dilata uno spazio e si crea un’altra realtà». Questo processo di rottura va accolto come un potenziale creativo, un modo in cui i giovani cercano di ridisegnare il proprio spazio nel mondo, spesso attraverso gesti di ribellione o espressioni più silenziose, ma altrettanto profonde.

Augelli ha sottolineato come più gli adulti restringono questi spazi, meno gli adolescenti trovano modalità sane di esprimersi. Quando non viene data loro la possibilità di esplorare e di infrangere i confini, questi giovani rischiano di «rompere» nel silenzio, attraverso sofferenze intime o atti di ribellione più marcati, come «fare casino», citando un momento musicale dell’evento con Giulio Milanesi e Rossana De Pace.

Il Refettorio affollato

Un interrogativo per tutti

Don Burgio ha affrontato il tema della sofferenza adolescenziale, portando alla luce una riflessione profonda su come questa fase della vita spesso sia accompagnata da dolori invisibili, difficili da comprendere. «Ho appena incontrato il ragazzino di Paderno che ha ucciso la sua famiglia… Non ha nulla a che fare con un profilo deviante. Non ci sono “perché”; non è opportuno dare colpe (ai genitori) per quello che è successo. C’è una sofferenza trasversale. Da dove viene il dolore che c’è in questi ragazzi?», si è chiesto, con uno sguardo sensibile alle dinamiche complesse della sofferenza giovanile.

Il dolore che vivono molti adolescenti è, secondo Burgio, trasversale, e la società adulta spesso cerca di ignorarlo, di minimizzarlo o di riportarlo a una condizione di “normalità” accettabile. Burgio ha raccontato come un giovane gli abbia confidato: «Io stavo male, ho un dolore immenso e non sapevo dove metterlo; cercavo risposte, volevo andare in Ucraina perché là si soffre davvero». Una frase che riflette il disperato bisogno di senso che molti ragazzi cercano, anche quando le risposte mancano.

La riflessione di Burgio ha toccato anche la sfera della fede, che molti giovani ancora pongono al centro delle loro domande, specialmente in contesti difficili come il carcere. «Mi chiedono di confessarsi, mi fanno domande sulla fede… Dobbiamo entrare in un dialogo vero», ha detto, esortando a un coinvolgimento sincero e profondo con il mondo giovanile, superando le barriere della somiglianza e della convenzionalità.

Fabrizio Travaini e Alessandra Augelli

Diamanti da scoprire

Travaini ha concluso la discussione con una visione ottimista, esprimendo come, nonostante la sofferenza, vi siano molti adolescenti che si considerano dei «diamanti», in contrapposizione all’immagine fragile del cristallo. Questi ragazzi, secondo Travaini, hanno un grande potenziale, e il compito degli adulti è quello di creare spazi in cui possano esprimere pienamente ciò che sono.

«Quello che noi adulti possiamo fare è creare uno spazio, un luogo, un contesto dove i ragazzi mettono dentro quello che loro vogliono essere», ha affermato, sottolineando l’importanza di un ruolo educativo aperto e inclusivo. Gli adulti, in questo processo, devono essere come «cani da tartufo», pronti a cercare e scoprire i giovani nei loro spazi, nei loro contesti. Ma, una volta creato questo spazio, è fondamentale saper lasciare loro il controllo: «A un certo punto dobbiamo passare a loro la palla! E noi metterci in panchina».

Un dialogo da costruire

L’evento ha offerto una riflessione profonda su una fase della vita spesso fraintesa, ma di vitale importanza. Gli adolescenti, come evidenziato da tutti i relatori, sono diamanti in divenire, e il ruolo degli adulti è quello di accompagnarli in questo viaggio, senza cercare di piegarli a modelli preconfezionati, ma accogliendo le loro rotture, le loro domande e le loro trasformazioni. Solo attraverso un dialogo sincero, empatico e aperto si può sperare di rispondere a quel grido silenzioso che spesso accompagna questa età così complessa e affascinante.