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Si dirà di Sion: “l’uno e l’altro in essa sono nati”

Festa patronale, Comunità pastorale “Beata Vergine Maria” in Brivio, Beverate di Brivio, 9 settembre 2024

9 Settembre 2024

1. Noi sogniamo …

Ecco, noi sogniamo la città della pace, la città che l’Altissimo tiene salda, la città dove si possono incontrare i popoli per scambiarsi doni e danzare e cantare canti di festa.
Noi sogniamo la città della pace, della pace semplice, ordinaria, non la città perfetta dove tutto è perfetto, ma la città dove i bambini possono giocare, dove si può andare per le strade chiacchierando in compagnia. Noi sogniamo la città della pace, la città in cui chi deve andare a scuola va a scuola e chi deve lavorare lavora e chi ha finito di essere a scuole o di essere al lavoro ha una casa in cui tornare.
Noi sogniamo la città della pace, dove si fa festa per i bambini che nascono e si piange per i nonni che muoiono, con quel sapore della vita che si riceve dalla sapienza, la madre del bell’amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza.
Noi sogniamo la città della pace, la città dove i malati possono essere curati e i poveri assistiti.

 

2. Possiamo accontentarci di sognare?

Siamo troppo disincantati per accontentarci di sognare.
Dov’è questa città della pace?

2.1 Sui monti egli l’ha fondata.
La città è costruita dal Signore.
Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella (Sal 127,1).
La presunzione degli uomini di fare a meno di Dio costruisce la torre di babele, una babilonia inabitabile. Quello che era impossibile alla legge, Dio lo ha reso possibile mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato (cfr. Rm 8,3ss).
La città della pace è frutto della missione di Gesù che raduna i discepoli perché siano un cuore solo e un’anima sola.
Maria è la piena di grazia perché è totalmente disponibile alla grazia del Signore.

2.2 L’uno e l’altro è nato in essa.
La città della pace è costruita dalla consapevolezza di avere una origine comune. Non siamo estranei che cercano un compromesso per convivere. Siamo fratelli che hanno una origine comune e una vocazione comune.
L’esasperazione delle differenze (“noi”, “voi”), i campanilismi, le rivendicazioni continuano a rendere faticosa la convivenza e stentato il fare forma a quella pace che Dio ha donato in Gesù.

2.3 Di te si dicono cose gloriose, città di Dio!
La città della pace è un messaggio, un invito, una promessa per tutta l’umanità.
La “buona fama” della comunità cristiana diventa una testimonianza rassicurante, incoraggiante, attraente: sì la città della pace può esistere, sì il Signore in effetti la costruisce perché noi possiamo vederla! Sì, è possibile abitare nella città della pace!
Sarebbe bello che la gente che cerca una speranza possa dire: sarebbe bello entrare nella comunità cristiana!