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Chi crede nel Figlio ha la vita eterna

Prima domenica dopo il martirio del Precursore, 65° di Consacrazione della Chiesetta ex voto del Battaglione Alpini Morbegno. Giornata nazionale per la Custodia del Creato, Margno, Pian delle Betulle - 1 settembre 2024

1 Settembre 2024

1. Celebrare la vita.

In questo luogo che ricorda la morte, noi celebriamo la vita;
nella memoria dell’eroismo di morire, noi vogliamo coltivare l’eroismo del vivere;
nella narrazione dei disastri delle guerre, di ieri e di oggi, ci proponiamo di essere operatori di pace perché il mondo viva;
nella considerazione delle minacce che insidiano l’ambiente in cui viviamo, noi celebriamo la Giornata Nazionale per la Custodia del Creato per assumerci la responsabilità di custodire il giardino creato da Dio per la vita dei suoi figli.
Ecco: la vita.
Noi amiamo la vita, non siamo contenti di essere vivi,
noi ci prendiamo cura del vivere nostro e dei nostri cari,
noi cerchiamo di vivere bene, di rendere buona e bella vita anche per chi vive una vita dura, anche per chi sperimenta gli anni faticosi della malattia, della vecchiaia.
Noi amiamo la vita in questo tempo in cui ci sono molti che si lamentano della vita come di un peso da trascinare ogni giorno; noi amiamo la vita anche in questa situazione sociale in cui si dice di molti che vivono ma non amano la vita, non hanno gioia di vivere e di dare vita, talora si rovinano la vita nei vizi e nelle dipendenze, nell’esagerazione e nelle trasgressioni.
Ecco: la vita.

 

2. La grazia di essere vivi della vita del Figlio di Dio.

Noi celebriamo la vita che amiamo, ma non abbiamo la presunzione di essere padroni della nostra vita, non siamo di quelli che dicono: la vita è mia e ne faccio quello che voglio io.
Non siamo di quelli che il profeta rimprovera: “Guai a quanti vogliono sottrarsi alla vista del Signore per dissimulare i loro piani, a coloro che agiscono nelle tenebre, dicendo: ‘Chi ci vede? Chi ci conosce?’”
Noi riconosciamo quello che è ovvio e che è troppo dimenticato: noi viviamo perché abbiamo ricevuto la vita, noi viviamo di una vita ricevuta. Noi accogliamo la rivelazione di Gesù che dice: chi crede nel Figlio ha la vita eterna.
Si può vivere come gente destinata a morire; si può vivere senza domandarsi che senso abbia la vita, vivere per vivere, vivere alla giornata senza pensare, immersi e intontiti dall’immediato.
Noi riconosciamo di vivere di una vita ricevuta e riconosciamo che è la vita che Dio ci ha donato, la vita che è vocazione a partecipare alla gioia eterna di Dio.

 

3. La predica degli alpini.

In questo evento il celebrante può cercare di dare voce alla predica degli alpini a proposito della vita che viviamo.

Gli alpini sono fieri di vivere, di vivere bene, di vivere una vita condivisa. La fierezza degli alpini non è la presunzione degli sciocchi, ma una forma di gratitudine: sanno che la vita è un dono meraviglioso, è la vita dei figli di Dio perciò sono grati e fieri di essere destinatari di un tale dono: credo nel Figlio di Dio e vivo della vita di Dio. Sono fieri: sconfiggono la depressione, evitano lo sperpero del tempo e delle energie.

Gli alpini sono pronti a servire, rispondono prontamente all’appello dei bisogni, delle emergenze. Vivono di una vita ricevuta come una vocazione a servire, a non pensare solo a sé stessi, a non vivere solo per sé.

Gli alpini cantano, cantano la vita e cantano le imprese, cantano l’amicizia e cantano il coraggio, cantano anche per quelli che non possono più cantare. Ogni situazione della vita si può cantare: si canta l’amore, si canta il sacrificio, si canta la mamma, si cantano le montagne.

Gli alpini pregano, pregano per vivere, pregano per i morti, pregano perché credono che la vita che viviamo è la vita del Figlio di Dio che è morto ed è risorto, è vivo per dare vita anche ai morti.

Questa chiesa di Pian delle Betulle è la testimonianza della fede degli alpini, è la predica degli alpini:
la fierezza nella gratitudine;
il servizio come vocazione;
il canto come la trasfigurazione della vita,
la preghiera come professione di fede.