«Il mondo è abituato alla pace, nessuno può immaginare una guerra nella propria città…». La vita quotidiana sotto le bombe russe, il ringraziamento all’Italia per la solidarietà manifestata al popolo ucraino, l’impegno per bambini e ragazzi, vittime innocenti del conflitto. È quanto racconta Vasyl Volodymyr Tuchapets, vescovo greco-cattolico di Kharkiv, intervistato a margine dell’udienza avuta nella Curia milanese con l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, ringraziato per avere incontrato nel giugno scorso alcuni ragazzi ucraini, giunti in Italia per un campo estivo (leggi qui). Ecco la videointervista rilasciata ad Annamaria Braccini.
Sugli attacchi inferti alla sua città il Vescovo spiega: «Il primo giorno non siamo stati svegliati dai nostri cellulari, ma dalle bombe… Molte famiglie giovani sono fuggite all’estero, in Polonia e anche in Italia». Descrive anche il bombardamento di maggio sul centro commerciale cittadino: tra le vittime mamma e figlia di una famiglia molto attiva nella vita parrocchiale.
Tuchapets ringrazia papa Francesco per l’incessante preghiera per la pace e tutta la Chiesa per il sostegno alle famiglie ucraine. Ma cosa possono fare i cristiani per arginare la guerra? «Io abito in un appartamento e con i miei vicini ogni giorno preghiamo Dio misericordioso e giusto, perché solo Lui può fermare questa terribile guerra. Ed è importante anche provvedere alle necessità di chi ha perso tutto ciò che aveva. Dobbiamo portare il volto di Cristo, che è quello della pace e della solidarietà». E specifica: «Vogliamo la pace, ma una pace giusta, che si ottiene solo se la Russia lascerà la nostra terra. Non so se questo sarà possibile o no…».
Tra le associazioni impegnate in iniziative di solidarietà, il Vescovo ringrazia soprattutto Frontiere di Pace, artefice della visita dei ragazzi di Kharkiv a Milano. «Quella dei campi estivi è un’esperienza importante e positiva, sono grato per l’opportunità offerta ai nostri ragazzi – sottolinea -. Quando sono tornati mi hanno detto che a scuola vogliono imparare l’italiano. Ma Kharkiv ha due milioni di abitanti e solo due scuole in presenza. I genitori ci chiedono uno spazio per i loro figli per studiare, giocare, passare del tempo insieme… Stiamo cercando di attrezzarci con le poche risorse che abbiamo. Se potrete aiutarci a sviluppare questo progetto sarà un grande sostegno».