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L’Arcivescovo in Congo

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Delpini tra gli ambulatori e gli orfanotrofi di Kinshasa

Il 19 e 20 agosto, l'Arcivescovo ha visitato un centro pediatrico, un ospedale gestito dalle Suore delle Poverelle e un orfanotrofio. Ha poi incoraggiato i giovani del collegio universitario gestito dal Coe a studiare e a respingere la corruzione

di don Francesco BARBIERIFidei donum in Congo

25 Agosto 2024

La giornata di lunedì 19 agosto comincia di nuovo di buon mattino alle sette, con la celebrazione della Messa a Casa Laura. Dopo più di un’ora abbondante di viaggio si è poi raggiunto l’ambulatorio pediatrico Pona Biso del Cenacle. Questo è un altro progetto dell’Associazione, che prevede un ambulatorio dove i bambini e i ragazzi che vivono in strada o che non hanno disponibilità economiche possano curarsi. In un anno, passano da qui circa 1.500 bambini e ragazzi per le malattie più “classiche”: malaria, influenze, infezioni intestinali. Qui inoltre hanno la possibilità di lavarsi e ricevono anche dei vestiti nuovi.

Ospedale per tutti

Terminata la visita, il gruppo si è rimesso in viaggio per raggiungere un’altra bella realtà con la quale l’Associazione spesso collabora: la comunità delle Suore delle Poverelle (conosciute a Milano come le suore del Palazzolo) e del loro ospedale a Kinshasa, specializzato soprattutto nella maternità.

La comunità di suore è presente in Congo da circa 60 anni. Recentemente, l’ospedale è stato ristrutturato ed ampliato, fino a diventare uno dei centri di eccellenza della città. Con tutta una serie di grandi differenze rispetto al funzionamento degli altri centri: svolge infatti la propria attività con dei costi per gli utenti molto più bassi rispetto alla media. Una scelta decisa per offrire anche agli abitanti più poveri la possibilità di poter essere curati con grande amore e dignità.

È qui presente anche una casa di riposo per anziani soli, dove si è incontrata Bernadette, una signora che soffre di una particolare paralisi che, qualche anno fa, ha letteralmente salvato la vita a Keven (un ragazzino che oggi vive a Casa Laura). Keven era infatti giunto all’ospedale delle suore in uno stato di grande denutrizione, dove gli fu diagnosticata inoltre la meningite e la tubercolosi. L’ospedale, pur facendo tutto il possibile per salvarlo, non riusciva ad aiutare Keven ad alimentarsi. Solo l’intervento di Bernardette salvò la vita a Keven, che imboccandolo un chicco di riso alla volta, lo aiutò a ricominciare a mangiare. Un’altra vita salvata grazie certamente alla professionalità dell’ospedale, ma anche all’amore di questa signora.

Non abbandonarsi alla corruzione

Nel pomeriggio, la visita dell’Arcivescovo è proseguita al Foyer Universitaire Saint Paul, ossia il collegio universitario che accoglie i giovani provenienti dal tutto il Congo, costruito e gestito in questi anni dal Coe di Barzio. Qui, mons. Delpini ha invitato i giovani ad impegnarsi nello studio, per essere tuttavia strumenti di bene nel loro Paese. Li ha invitati a non lasciarsi tentare dalla corruzione (che dilaga nel Paese) e a stringere veri rapporti di amicizia, che saranno fondamentali anche per il futuro.

All’interno della stessa struttura sono presenti anche il centro di accoglienza e di reinserimento infantile Benedicta, che ospita una ventina di bambini e la Maison de Maria, che accoglie invece una ventina di bambine, che hanno accolto con dei canti l’Arcivescovo, che li ha invitati a cercare la gioia e la felicità senza fermarsi a osservare le lacrime.

L’Arcivescovo ha poi incontrato i responsabili del Coe (italiano e congolese) e dopo una cena assieme anche al Coro Elykia è rientrato a Casa Laura. 

I servizi delle suore di Brentana

Per mons. Delpini anche martedì 20 agosto è cominciato a Casa Laura, con la celebrazione delle Lodi. Il programma della giornata prevede diversi incontri in luoghi distanti (alcuni nella parte settentrionale e altri nella parte meridionale della città) e il rischio di rimanere imbottigliati è veramente alto. Alle 10 del mattino il gruppo raggiunge il quartiere Kimbondo, presso la comunità delle Suore della famiglia del Sacro Cuore (dette di Brentana). Qui vivono sette suore di cui due italiane, (in verità tre in questi giorni, perché proprio il giorno precedente è arrivata in visita dall’Italia Suor Nuccia, madre generale dell’istituto religioso).

Le suore di Brentana sono presenti in Congo da 40 anni; attualmente sono presenti con cinque comunità, e a Kinshasa svolgono principalmente tre attività: il postulandato e noviziato, il centro di sanità pediatrico e oftalmico e la scuola materna, frequentata da un centinaio di bambini. Verso mezzogiorno è stata celebrata la Messa nella cappella della comunità, e a seguire il pranzo con tutte le suore.

Mama Coco e Mama Gabi

Il pomeriggio le visite sono proseguite al centro pediatrico di Kimbondo, al cui interno risiede uno dei più grandi orfanotrofi di Kinshasa, dove sono cresciuti anche alcuni dei giovani che oggi sono dei responsabili dell’Associazione Cenacle, conosciuto come Mama Coco. Un’opera cominciata più di 30 anni fa da padre Ugo Diaz e sviluppatasi grazie anche alla dottoressa italiana Laura Perna (poi conosciuta come Mama Coco) che, una volta raggiunta la pensione, ha dedicato la sua intera esistenza al centro pediatrico di Kimbondo. Qui vivono più di cinquecento bambini, suddivisi per età, in diverse casette. È presente inoltre un ospedale specializzato in chirurgia pediatrica. 

La tappa successiva è stato un veloce saluto a Mama Gabi (Gabriella), missionaria laica ultraottantenne presente a Kinshasa da 43 anni, volontaria del Coe, collaboratrice diocesana, contabile dai Comboniani, volontaria al centro pediatrico di Kimbondo ed infine mama di una casa famiglia di circa dieci bambini e ragazzi dai 6 ai 25 anni.

Un Paese di martiri

Per l’ultimo appuntamento della giornata, il gruppo è sceso nel centro di Kinshasa: vespri e cena alla Nunziatura Apostolica della Santa Sede, dove è stato accolto prima dal segretario, don Nicola, e dal nunzio mons. Mitja Leskovar, da qualche mese nuovo nunzio apostolico della Repubblica Democratica del Congo. È stato un incontro che ha offerto uno sguardo penetrante, e anche di stima, nei confronti di questo Paese, definito anche da don Nicola come «Paese di martiri», facendo riferimento ai tanti cristiani che, anche di recente, sono morti, ma che hanno vissuto la fede con grande coraggio e verità.


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