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L’Arcivescovo in Congo

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Congo

Cenacle regala ai bambini di strada il sogno di una vita normale

Tra i diversi progetti realizzati dall’associazione di Kinshasa (tra i suoi fondatori uno dei “fidei donum” ambrosiani che l’Arcivescovo incontra in questi giorni) c’è una casa-famiglia che si prende cura di minori abbandonati e vittime di violenze e sfruttamento

di don Maurizio CANCLINIFidei donum ambrosiano in Congo

17 Agosto 2024
Bambini di Casa Laura

La Repubblica democratica del Congo, ancora segnata dagli effetti della guerra in atto nell’est (dove ci sono le miniere di coltan e cobalto), ha un livello di povertà e mortalità infantile tra i più alti al mondo. A Kinshasa (la capitale, che conta circa 20 milioni di abitanti), si calcola che circa 40 mila bambini vivano in strada. Li accomuna una caratteristica: sono stati tutti abbandonati. Inoltre un bambino di strada è considerato un sorcier, cioè uno stregone malvagio e quindi accusato di realizzare incantesimi, malefici e sortilegi. Nei villaggi congolesi, in passato, erano soprattutto le donne anziane a essere considerate streghe; ma dagli inizi degli anni Novanta, specialmente nelle grandi città, sono diventati i bambini i “colpevoli” di malefici e malocchi. Per essere considerati posseduti e causa di sventura bastano un comportamento indisciplinato, il sonno agitato o l’incontinenza, oppure una malattia come l’epilessia o una disabilità come l’autismo o la sindrome di Down. Il bambino addirittura può essere ritenuto colpevole di aver provocato la morte dei suoi genitori.

La presenza di uno spirito maligno, però, serve a nascondere una realtà ben più crudele: il desiderio di allontanare un figlio indesiderato e una bocca in meno da sfamare. L’urbanizzazione di migliaia di famiglie dovuta alle difficoltà economiche, gli effetti devastanti della guerra civile e il proliferare di sette religiose sono tra i motivi di questa assurda «caccia alle streghe».

Torture e mortalità

Le persecuzioni nei confronti dei bambini hanno avuto un notevole incremento in seguito alla diffusione di numerose congregazioni religiose, in particolare quelle appartenenti al movimento pentecostale e profetico. Sono proprio i pastori di queste chiese a essere determinanti nell’accusa ai bambini. Questi pseudo preti devono infatti accertare la presenza di uno “spirito maligno”. E il trattamento “spirituale”, come viene definito, potrà iniziare solo dopo che il bambino ha confessato. Le ammissioni di colpa sono ottenute con la forza, in certi casi con vere e proprie torture: incisioni nell’addome con machete non sterilizzati, lunghi digiuni, purghe, bruciature con cera rovente. In cambio di denaro, i pastori propongono poi la “cura dell’anima”, ovvero, la guarigione divina e la liberazione del bambino. Nonostante l’impegno di Ong, di missionari e di agenzie Onu per cercare di arginare il fenomeno delle persecuzioni, migliaia di bambini continuano a vivere nel terrore di essere accusati di stregoneria.

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L’evoluzione di Cenacle

Una particolare attenzione ai bambini nell’ambito del suo complessivo “servizio per i poveri” è dedicata dal suo sorgere dall’Associazione Cenacle, organizzazione laica di ispirazione cattolica nata nel 2018 a Kinshasa su iniziativa di chi scrive, prete ambrosiano missionario fidei donum nel Paese africano dal 2014. È costituita da alcuni giovani universitari e da lavoratori che sono stati aiutati negli anni durante gli studi e sono diventati medici, ingegneri, informatici, architetti…

Dopo i primi progetti – la disponibilità di alcuni medici e infermieri a recarsi come volontari nei quartieri più poveri della città e la costruzione di un pozzo per l’acqua (che viene venduta a 10 franchi congolesi al litro e in molte case non arriva) – negli anni l’organizzazione è cresciuta grazie a tanti giovani che, terminati gli studi, mettevano a disposizione tempo e professionalità. Fondamentale è stato anche l’aiuto di alcune associazioni e fondazioni italiane che, con raccolte di fondi, hanno contribuito ad ampliare i progetti.

Una casa per piccoli abbandonati

Nel gennaio del 2023 Cenacle ha aperto Casa Laura, una casa-famiglia che accoglie bambini abbandonati (specialmente disabili, ma non solo), adolescenti, giovani (universitari e non) per un totale di circa 26 persone. In questa casa abitano anche chi scrive, don Francesco Barbieri (prete ambrosiano, arrivato a Kinshasa nel maggio del 2023), Daniela Borgonovo (una volontaria italiana che per 6 mesi all’anno presta il suo servizio nella casa), Leon (giovane congolese laureato in Economia e Commercio, responsabile dei minori della casa) e Vincent (giovane medico responsabile della parte sanitaria e da giugno presidente dell’Associazione Cenacle).

Oggi a Casa Laura vivono, insieme ad adolescenti e giovani universitari, 7 bambini, tutti abbandonati e 5 dei quali disabilità. Due di loro raccontano di non essere di Kinshasa, ma di essere arrivati qui con famigliari che però poi «hanno perduto» (in realtà i famigliari li portano nella capitale e poi li abbandonano ritornando nella propria città). Degli altri bimbi non sappiamo nulla. Spesso è proprio la disabilità a impedire loro di raccontare: uno è sordomuto e quando l’abbiamo trovato, oltre al resto, non aveva neppure un nome… Ora lo chiamiamo Jack, ha una famiglia, una casa, da mangiare e dei vestiti.

Al lavoro in miniera

L’infanzia nella Repubblica Democratica del Congo per molti bambini non è un periodo felice. Anche chi non viene abbandonato, spesso però non ha una vita “normale”. Molti non possono andare a scuola: solo da qualche anno la primaria è pubblica, ma i maestri statali si contano col contagocce a causa di salari irrisori. Molti iniziano a lavorare già a 5 anni: secondo i dati Unicef del 2014 (non ce ne sono attendibili più recenti), nell’est e nel sud del Paese, per esempio, sono circa 40 mila i minori sfruttati nelle miniere di cobalto.

Secondo le stime del governo, il 20% del cobalto esportato dal Paese proviene da minatori artigianali chiamati creuseurs. Questi piccoli minatori estraggono a mani nude, utilizzando strumenti di fortuna per scavare le rocce e creare profonde gallerie sotterranee. Molti bambini lavorano 12 ore al giorno se non di più, senza protezioni, in condizioni estreme, tra suolo tossico e acqua acida e con un salario misero, di circa 1.000-2.000 franchi congolesi al giorno, pari a 0,50 o 1 euro. Spaccano pietre per poi venderle alle società minerarie. Hanno tra i 7 e i 16 anni, senza contare i neonati fasciati sulla schiena delle madri. A causa dei carichi troppo pesanti (sacchi che arrivano a pesare anche 20 o 40 kg, addirittura più del peso del bambino stesso), i bambini lavoratori si ammalano più frequentemente dei loro coetanei e subiscono lesioni muscolari o della colonna vertebrale, deformazioni ossee e articolari o ancora sono esposti a tubercolosi, febbre tifoidea e infezioni cutanee. Oltre a essere picchiati e maltrattati i minori sono spesso vittime di incidenti mortali sul lavoro, a causa dei frequenti crolli che si verificano nei tunnel sotterranei. Gli smartphone e le batterie delle automobili di tutto il mondo sono sulle spalle di questi bambini e negare loro il diritto alla salute, al benessere fisico e psicologico, ai bisogni educativi ed economici per estrarre un metallo centrale per la transizione energetica non è più ammissibile.

L’ambulatorio pediatrico

Sanità a costi impossibili

Altro grosso problema è la sanità, solo privata. Quotidianamente muoiono bambini per denutrizione, malaria, morbillo, appendiciti, blocchi intestinali, ustioni, semplicemente perché la famiglia non può sostenere le spese dell’ospedale o delle medicine necessarie. Due bambini di Casa Laura, per esempio, sono epilettici. I loro medicinali costano circa 150 dollari a testa al mese… Come può una famiglia – dove il salario mensile è di 100 dollari – sostenere queste spese? A Casa Laura da qualche mese vive anche Tom (nome inventato), 23 anni, che viveva in strada dopo essere scappato dalla guerra civile nel Congo centrale. Si è presentato alla nostra clinica mobile con un grosso tumore facciale. L’abbiamo fatto operare: 7.000 dollari, cifre impossibili per il 99% delle famiglie congolesi. Oggi vive con noi e lavora a Casa Laura.

Potremmo continuare con tante altre storie, ma ci fermiamo qui. Nella Repubblica Democratica del Congo tutto quello che in Italia è considerato “normale” (famiglia, casa, cibo, sanità, istruzione…) per un bambino (ma anche per un giovane e per un adulto), spesso è solo un sogno. Noi del Cenacle ce la mettiamo tutta per far diventare questi sogni una realtà.

Le opere di Cenacle

Oltre a Casa Laura oggi Cenacle dispone di:
Casa Lyolo, dal 2018 sede dell’Associazione e della Clinica mobile; vi vivono 8 giovani (4 medici che seguono il progetto ambulanza, un ingegnere informatico appena laureato, un neolaureato in agronomia, uno studente di medicina e uno studente di infermieristica);
Progetto clinica Mobile: iniziato nel 2019, è basato su un'ambulanza che tre giorni alla settimana si prende cura gratuitamente dei bambini di strada. Il progetto prevede anche che Cenacle si faccia carico dei costi dell'ospedalizzazione e delle eventuali operazioni dei bambini più gravi che non hanno famiglia o le cui famiglie non riescono a pagare (in Congo la sanità è solo privata);
un pozzo per l'acqua costruito nel 2020;
Ambulatorio "Pona Bisso": inaugurato nel giugno 2022, è un ambulatorio pediatrico aperto 6 giorni alla settimana e completamente gratuito.