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Speciale

L’Arcivescovo in Perù

Sirio 15 - 21 luglio 2024
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Testimonianza

Don Antonio Colombo, da 60 anni prete dei due mondi

Tra i «fidei donum» che accoglieranno l’Arcivescovo in Perù, a Huacho ci sarà anche l’83enne sacerdote lecchese che, dopo esperienze in varie parrocchie ambrosiane e in missione in Zambia, nel Paese sudamericano ha appena festeggiato un significativo anniversario di ordinazione

14 Luglio 2024
Don Antonio Colombo

«Contento di essere sacerdote e missionario»: don Antonio Colombo, sacerdote ambrosiano fidei donum ambrosiano a Huacho, in Perù (sarà tra quanti accoglieranno l’Arcivescovo nel suo viaggio nel Paese sudamericano) dopo esperienze in altre missioni diocesane in Africa, sintetizza così il suo percorso presbiterale, che il 29 giugno scorso ha varcato il traguardo dei 60 anni. Un anniversario del quale lo stesso monsignor Delpini si è felicitato con lui: «Carissimo don Antonio, ti ho sentito vicino e partecipe dello stupore e della gratitudine per il dono dell’essere preti ancora in pieno servizio. In effetti le LUCI ’64 si sono fatte onore per numero e qualità di presenza e per glorie passate e per tutto».

Il cartoncino a ricordo del 60°

Originario di Dolzago (Lc), 83 anni, a cavallo dell’ultimo Natale don Antonio ha dovuto far fronte a una pericolosa trombosi, per la quale qualcuno a Lima aveva paventato addirittura l’amputazione della gamba, e che invece ha superato rientrando in Italia, «circondato dalla tenerezza della famiglia e degli immancabili amici di sempre» e con l’aiuto di «riposo, preghiere, una passeggiatina, dieta, la recita del Rosario in collegamento con la grotta di Lourdes su TV 2000». Per ingannare il tempo ha tradotto in inglese il suo primo libro d’esperienze africane (Milano-Kafue, andata e ritorno). Una volta ripresosi, dopo aver celebrato in anticipo e con grande emozione il 60° nelle comunità di Milano Greco, Cologno Monzese e Cerro Maggiore (altrettante tappe del suo servizio sacerdotale), a Pasqua è tornato a Huacho. Non prima di essere salito «gradino dopo gradino fino alla terrazza del Duomo di Milano, per raccomandarmi alla Madonnina che brilla a 108 metri d’altezza».

Con la sorella suor Dalmazia (anche lei missionaria)

Il ritorno in Perù, dove si trova ormai da 16 anni, è stato «da brividi» (parole sue): «Mai come questa volta ho visto il calore dell’accoglienza di piccoli, grandi e anziani. Tanti non speravano più di rivedermi. Impressionante il numero di persone nel mattino di Pasqua nella Piazza d’Armi… Che allegria per tutti il vedermi in mezzo a loro».

Un ritorno accompagnato da un «mini-miracolo». Nell’ultimo periodo don Antonio ha coordinato la costruzione del muro di cinta della scuola materna Niño Divino, alla periferia di Huacho: «Trasmette sicurezza a 90 bambini – spiega -, prima protetti solo da una recinzione molto precaria, a rischio di incendio in ogni momento». Alla costruzione hanno contribuito con generosità i suoi familiari e amici, le parrocchie di Greco, Cologno Monzese e Cerro Maggiore, e anche alcuni amici tedeschi. Mentre lui, malgrado la trombosi in corso, ha continuato a perseguire il suo sogno, con uno spirito di sacrificio diventato motivo di ispirazione per la sua comunità. Dove ora dicono di lui: «È un grande impresario e costruttore, non solo di infrastrutture, ma anche di sogni. Un grande uomo con un sorriso sincero».

Nella comunità di Huacho in festa

Tra le ultime “ispirazioni” di don Antonio, il Rosario recitato al tramonto del 17 maggio davanti alla statua della Madonna collocata sulla spiaggia che dà sull’Oceano Pacifico, «patrona dei naviganti, dei bagnanti e degli appassionati di calcetto del nuovo complesso sportivo». Al suggestivo rito all’imbrunire hanno preso parte fedeli in mototaxi, auto e a piedi: tutti a «pregare la Madonna con una candela in mano». Il Rosario in onore di Maria «stella del mare» è stato immortalato in un breve video condiviso poi da migliaia di persone.

E ora? Dice don Antonio: «Continuerò a fare – stavolta a passo lento – ciò che ho sempre fatto in chiesa e fuori chiesa, con semplicità e ricordando l’augurio che mi hanno fatto quando ho compiuto 83 anni: “Padrecito, aquella sonrisa nunca la pierda”. Ossia: “Non perdere mai il tuo sorriso».