Detenuti, parenti e istituzioni si sono riuniti domenica 30 giugno nella chiesa del carcere minorile Beccaria di Milano per celebrare la Messa nella ricorrenza di san Basilide, santo patrono del corpo di polizia penitenziaria.
Alla celebrazione erano presenti don Gino Rigoldi, cappellano emerito del Beccaria e fondatore di Comunità Nuova, l’attuale cappellano don Claudio Burgio, il vescovo ausiliare e vicario episcopale per la città di Milano, mons. Giuseppe Vegezzi. L’omelia di quest’ultimo si è soffermata in particolare sugli episodi del roveto ardente di Mosè, che brucia e non si consuma, e sulla figura di san Paolo che afferma «sono venuto nella mia semplicità perché ho incontrato il Signore».
«Questi due episodi – spiega mons. Vegezzi – ci ricordano la curiosità di non fermarsi al banale e all’immediato, ma di ricercare ciò che va oltre. Per dare un senso più grande alla propria esistenza e capire cosa ci renda davvero felici. E non soffermarsi a guardare, soprattutto in questo caso, agli errori. Tutti possiamo essere intermediari se manteniamo occhi e cuore aperti».
Il compito della Chiesa
La celebrazione di domenica al Beccaria si è svolta in un clima di pace. Mons. Vegezzi descrive come, tra i detenuti e il corpo di polizia penitenziaria, l’ambiente fosse disteso e all’insegna dell’incontro. Soprattutto nel momento dello scambio della pace, accolto da entrambe le parti. L’invito rivolto ai presenti era infatti di guardare oltre, di saper vedere il bello e di poter superare le difficoltà. «Sono momenti che dimostrano che un mondo diverso esiste, abitato da uomini, da donne e da Dio. È anche un modo per vedere questi luoghi con uno sguardo diverso, vista la presenza di alcuni ragazzi musulmani. Per questo mi sono proposto con il comandante di tornare una prossima volta a incontrare i ragazzi».
Il proposito di mons. Vegezzi è anche un modo per ricordare come, in un luogo come gli istituti penitenziari, dove il detenuto trascorre un periodo di espiazione e riabilitazione nella società, la presenza dei cappellani e delle istituzioni sia necessaria proprio ad alleviare le sofferenze delle persone.
«La Chiesa in questi luoghi – continua il vescovo ausiliare – deve farsi carico soprattutto di un compito di prevenzione ed educazione, per diffondere un messaggio di legalità e giustizia, che non esistono per soffocare la libertà dell’uomo, ma per far sì che tutti possano vivere in armonia. Il nostro compito è portare una parola di speranza. Non di superficialità o buonismo, ma che qualsiasi forma di male può essere cambiata, se riusciamo a lasciarci cambiare il cuore. Soprattutto da un messaggio di pace, che ci dice che Dio vuole la realizzazione e il bene per ogni uomo».
Le vicende dell’istituto
Per l’istituto penitenziario minorile di Milano questa celebrazione è stata un’occasione per cercare di superare le vicende che negli ultimi mesi hanno riguardato la struttura di via dei Calchi Taeggi. Da un’inchiesta della Procura erano emersi casi di presunti maltrattamenti degli agenti di polizia penitenziaria contro i giovani detenuti. Lo scorso aprile, l’indagine portò all’applicazione di misure cautelari a 13 agenti e la sospensione di otto. Oltre al caso giudiziario, il 6 e il 29 maggio scorso al Beccaria erano scoppiate due rivolte, a cui ha fatto seguito il 14 giugno l’evasione di due detenuti. Il secondo caso negli ultimi due anni: il 25 dicembre 2022 altri sette detenuti erano scappati dall’istituto.
In seguito a queste vicende sono avvenuti alcuni cambiamenti all’interno del Beccaria: il numero dei ragazzi detenuti nella struttura è stato quasi dimezzato, passando da 92 a 49, senza che siano ancora previsti nuovi ingressi. Domenica il direttore dell’istituto, Claudio Ferrari, ha affermato che dal prossimo 8 luglio entreranno in servizio stabile 44 nuovi agenti, disposti lo scorso maggio dal Dipartimento per la Giustizia minorile.