A pochi giorni dalla Giornata mondiale del Rifugiato, domenica 23 giugno, alle 18.30, nella chiesa di San Bernardino alle Monache a Milano (via Lanzone 13, M2 Sant’Ambrogio), la Comunità di Sant’Egidio e Genti di Pace promuovono la veglia ecumenica «Morire di Speranza», per ricordare tutti coloro che hanno perso la vita nei viaggi della speranza verso l’Europa (vedi qui la locandina). Perché la loro memoria non vada perduta. Perché non accada più. «Ali, Rania, Ganat, Hesham, il piccolo Ayman …». Durante la preghiera saranno letti i nomi e le storie di quanti hanno intrapreso questo viaggio e sono morti nel tentativo di raggiungere il nostro continente. Un’invocazione perché nasca una cultura di accoglienza, e cessino le morti nel Mediterraneo.
La preghiera ecumenica sarà presieduta da don Alberto Vitali, responsabile diocesano della Pastorale per i Migranti. Partecipano padre Samuel Aregahegn della Chiesa ortodossa etiope, padre Ambrosij Makar della Chiesa ortodossa russa, la pastora Sophie Langeneck della Chiesa evangelica metodista, padre Nerses Harutyunyan della Chiesa apostolica armena, la pastora Cristina Arcidiacono della Chiesa evangelica battista e padre Traian Valdman della Chiesa ortodossa romena. Prenderanno parte alla preghiera anche diversi profughi accolti in questi anni a Milano, molti dei quali frequentano le Scuole di Lingua e Cultura Italiana della Comunità di Sant’Egidio e che ricorderanno i loro compagni morti nei viaggi. Saranno presenti diverse realtà associative che, nel Mediterraneo o a Milano e in Italia, sono impegnate nel salvataggio e nell’accoglienza dei profughi.
Dal 1990 a oggi si calcola che siano oltre 66 mila le persone morte, senza contare i dispersi, nel Mediterraneo o nelle altre rotte, via terra, dell’immigrazione verso l’Europa. Un conteggio drammatico, che nell’ultimo anno ha subito una preoccupante accelerazione: sono infatti ben 800 le persone che, da gennaio 2024, hanno perso la vita nel Mediterraneo e lungo le vie di terra nel tentativo di raggiungere il nostro continente, come accaduto nei giorni scorsi al largo di Roccella Jonica e Lampedusa. Una tragedia dai costi umani elevatissimi – 5 morti al giorno – che deve scuotere la coscienza dell’Europa e spingerla a ripristinare missioni di salvataggio in mare e aprire vie legali e sicure, sul modello dei corridoi umanitari.