Anche se alle ultime elezioni europee è aumentato il tasso di astensione elettorale, l’interesse dei giovani nei confronti della politica resta saldo. A sostenerlo è l’ultima ricerca dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo su giovani, democrazia, partecipazione politica e visione dell’Europa. I numeri dello studio sono stati presentati martedì 18 giugno all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e hanno evidenziato come sia presente tra i ragazzi una maggiore domanda di partecipazione, di spazi e modalità di espressione.
Fiducia nella Presidenza della Repubblica e nell’Ue
Per analizzare la fiducia nelle istituzioni, la ricerca ha suddiviso i consensi anche in base ai titoli di studio di laurea, diploma superiore e inferiore. Per la maggioranza delle istituzioni si è osservata una progressiva erosione a fronte di una minore scolarizzazione dell’intervistato. L’unico dato dove il paradigma si ribalta è nei social network, più alta tra chi ha meno titoli di studio. Saldamente in cima alla classifica resta la presidenza della Repubblica, che ottiene il 61,8% del consenso dei laureati, il 56,4% dei diplomi di scuola superiore e il 46% del diploma inferiore.
Il secondo posto è riservato all’Unione europea, che raccoglie il 54,5%, confermando in sostanza il livello pre-elezioni europee del 2019 (quando era al 54,2%). Il consenso resta alto anche nelle istituzioni non di parte. «La ricerca scientifica e il volontariato restano realtà solide per i giovani – ha dichiarato Alessandro Rosina, coordinatore dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo -. I dati positivi li vediamo tra i ventenni, che sentono più spazio di partecipazione nella politica. Con l’avanzare dell’età media, tuttavia, la sfiducia e la disillusione aumentano. I giovani non pensano che i partiti siano tutti uguali, e riconoscono il loro ruolo fondamentale per la democrazia, ma non li considerano all’altezza e di sapersi mettere in discussione. Di fronte a un sistema bloccato, aumenta la richiesta di un leader decisionista e forte per il 72% degli intervistati».
A confermare questa tesi sono i livelli di fiducia nei partiti. Seppur in costante crescita (nel 2013 all’8,5%), oggi restano molto indietro rispetto alle istituzioni più accreditate, mantenendosi sul 31,6%.
Poco spazio riservato ai giovani
Una richiesta che non lascia emergere il rischio di una dittatura, ma il timore che la democrazia si svuoti. «Per i giovani la democrazia è malata, ma recuperabile – ha affermato Cristina Pasqualini, professoressa di sociologia dell’Università Cattolica e componente del Comitato scientifico -. Dalle loro parole emerge una democrazia come un concetto denso, che si sintetizza nelle parole di partecipazione, popolo e libertà. Il parlamento italiano invece risulta a loro come un circo, delegittimato rispetto al suo glorioso passato. Per loro produce più problemi che soluzioni. Per questo le manifestazioni di piazza sono un’occasione per far sentire la voce, ma le sentono come il sintomo di un problema, come se fosse l’ultima spiaggia».
Un primo effetto di questi rischi, secondo la ricerca, è l’attuale calo della partecipazione elettorale, anche se emerge un’elevata domanda di impegno per il bene comune, che mobiliti anche dal basso. Per quasi 3 giovani su 4, seppur complesso, è ancora possibile impegnarsi in prima persona per migliorare il Paese. Più elevata è la percentuale di chi afferma che, se la politica italiana offrisse spazio di partecipazione per i giovani, si avvicinerebbe all’impegno politico.
Richieste serie: responsabilità e credibilità.
Alla presentazione della ricerca è intervenuto anche il cardinal Matteo Zuppi. L’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei ha commentato le sfide che impongono i dati esposti. «Sono colpito da questa panoramica. Aiutateci ad avere cultura e a sostenerci per comprendere i problemi e come entrarci dentro, ma soprattutto a scegliere. Per aiutare la Chiesa a parlare dei problemi, delle contraddizioni e proporre soluzioni. Quanto descritto è preoccupante, ma è molto interessante e positivo il discorso del volontariato, perché i giovani hanno richieste serie: responsabilità e credibilità. Questa è una severa interrogazione dei giovani, che ci chiede se siamo credibili o meno. Speriamo di essere degli alleati positivi, nell’incertezza e nella fragilità. Mi colpisce come la richiesta di mondialità sia sempre forte. Non esiste infatti una soluzione per coltivare solo il proprio orticello. L’Europa è il nostro giardino. La richiesta resta sempre di una buona politica».