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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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In Cattolica

«Sensibilità civica e pratica della legalità, così si può vincere l’usura»

L'intervento dell'Arcivescovo, insieme a quelli di operatori, partner e accademici, al convegno organizzato per i vent'anni della Fondazione San Bernardino, «un presidio che cerca di dissuadere chi ha bisogno di liquidità a ricorrere al “sangue infetto”» dei prestiti usurai. I numeri dell’aiuto a quasi 5 mila persone

13 Giugno 2024

Il 25 giugno 2004, davanti al notaio Menchini di Milano, le dieci diocesi lombarde sottoscrivevano l’atto di costituzione della Fondazione San Bernardino, che da quel momento in poi avrebbe dovuto sviluppare, per loro conto, azioni di prevenzione dei fenomeni, in rapida espansione anche nella regione più ricca d’Italia, dell’indebitamento patologico e, di conseguenza, del rischio d’usura.

Oggi, a vent’anni di distanza, la sede milanese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha ospitato un convegno durante il quale sono stati presentati gli esiti di due decenni di lavoro a fianco di persone e famiglie esposte a condizioni finanziarie di estrema precarietà, e sono state discusse le prospettive di impegno per il futuro.

Luciano Gualzetti, l’Arcivescovo e Alberto Valcarenghi (Cda della Fondazione San Bernardino)

«Come sangue infetto»

La cornice di senso di questo servizio, che è reso possibile da 16 volontari esperti (solitamente ex bancari), in appoggio al personale dipendente, è stata tracciata da monsignor Mario Delpini, nel suo intervento a conclusione della mattinata. «Il denaro sporco, i prestiti usurai – ha dichiarato l’Arcivescovo di Milano – sono come il sangue infetto. Viene iniettato in un organismo che ha bisogno di una trasfusione e avvelena tutto il corpo. La Fondazione San Bernardino, con la sua capillare presenza nel territorio e con la competenza e pazienza dei suoi volontari, è un piccolo presidio che cerca di dissuadere coloro che hanno bisogno di liquidità a ricorrere al “sangue infetto”. È una sfida impari e drammatica, che si può vincere solo con un incremento di sensibilità civica, di pratica della legalità, di alleanza delle istituzioni, di formazione e accompagnamento finanziario, di determinazione a contrastare l’omertà».

San Bernardino, cos’è e cosa fa

La Fondazione San Bernardino (FSB) applica gli strumenti resi disponibili dalla legge 108/1996 “Disposizioni in materia di usura”. Ha forma giuridica di onlus, la sede centrale in piazza Borromeo 6 a Milano e una ventina di sedi satellite presso i Centri d’ascolto di altrettante città lombarde. I dati che fotografano il lavoro da essa svolto in due decenni (vedi qui le slides) sono stati illustrati durante il convegno da Luciano Gualzetti, presidente dell’organismo, nonché direttore di Caritas Ambrosiana, e da Alberto Valcarenghi, membro del Consiglio di amministrazione.

Il tavolo dei relatori

I numeri della Fondazione

Dall’atto di costituzione sino a fine 2023, FSB ha ascoltato, orientato e consigliato 4.773 persone con problemi finanziari e di sovraindebitamento, e ha disposto interventi di garanzia o erogazione diretta per 479 beneficiari, destinando per l’aiuto loro rivolto, tramite diversi strumenti, 5 milioni 803 mila euro. Le risorse ottenute, per un totale di quasi 6,1 milioni di euro, sono derivate per il 51% dal Ministero delle Finanze sulla base delle leggi di settore e per il 49% da fondi 8 per mille veicolati dalle diocesi lombarde; sono servite a coprire, in gran parte, la costituzione dei fondi di garanzia e le varie forme di aiuto ai cittadini, in parte il funzionamento della struttura.

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Il principale strumento di intervento è costituito dalle garanzie che FSB offre agli istituti bancari (Banche di Credito Cooperativo, Banca Mediolanum e Banca Intesa) con i quali si concludono convenzioni per erogare prestiti a persone che hanno bisogno di ripianare pesanti debiti: le garanzie coprono percentuali diverse del debito accumulato, a seconda che avvengano impiegando fondi Mef o fondi propri di FSB. Altri strumenti di intervento sono le escussioni, gli accordi di saldo e stralcio o erogazioni dirette agli indebitati, e vengono impiegati a seconda della situazione finanziaria e della effettiva capacità di collaborazione dei beneficiari. L’aiuto è sempre integrato da percorsi di accompagnamento sociale e di educazione al risparmio e al corretto uso del denaro; in proposito, decisivo è il rapporto che si instaura con i soggetti (centri d’ascolto e servizi Caritas, ma anche parrocchie e servizi sociali istituzionali) che inviano alla Fondazione i debitori.

Per quanto riguarda i beneficiari, sono in media maschi, coniugati, con titolo di licenza media, dipendenti privati. Hanno accumulato mutui e finanziamenti a breve termine (valore medio, oltre 23 mila euro) o a medio-lungo termine (valore medio, oltre 76 mila euro), da restituire con una rata il cui valore medio mensile (914 euro) incide per oltre il 55% sul volume delle spese complessive che devono affrontare e assorbe quasi completamente il loro reddito mensile medio (1.148 euro).

L’intervento di Nando dalla Chiesa

Le dichiarazioni

«A tutti costoro – ha spiegato Luciano Gualzetti – abbiamo assicurato un accompagnamento tangibile, per evitare che cadessero vittima di circuiti illegali. Si tratta di soggetti non necessariamente poveri, ma fortemente indebitati per non aver saputo gestire in modo adeguato il loro denaro. Sono persone spinte dal sistema non a risparmiare, ma a investire tramite strumenti finanziari gravidi di rischi; convinte a contrarre piani di finanziamento che a un certo punto, in caso di spese impreviste o di riduzioni del reddito, si rivelano insostenibili; indotte a consumi non essenziali ed esorbitanti rispetto alle entrate; segnate da dipendenze compulsive, causate, negli ultimi anni, soprattutto dalla diffusione incontrollata dell’azzardo; vittime di truffe, sempre più spesso online. Abbiamo evitato che molti di costoro finissero nei circuiti dell’usura, dando così il nostro contributo a battaglie di legalità che la società e la politica dovrebbero condurre in maniera più incisiva, a cominciare dal versante legislativo».

Il convegno è stato arricchito da testimonianze (di volontari e beneficiari), da una tavola rotonda con alcuni dei partner territoriali ed esterni della Fondazione e dagli interventi di scenario dell’economista Elena Beccalli, del sociologo Nando dalla Chiesa e della costituzionalista Antonella Sciarrone Alibrandi.

Il pubblico presente in Cattolica

«Secondo i dati dell’Indagine congiunturale sulle famiglie italiane – ha chiarito la professoressa Elena Beccalli, preside della Facoltà di scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università cattolica del Sacro Cuore –, alla fine del 2023 in Italia circa 3 famiglie su 10 erano indebitate. Sebbene il sovraindebitamento sia difficile da intercettare, esistono alcuni indicatori che consentono di definire la rilevanza del fenomeno, come il rimborso di debiti. Dalle elaborazioni sui dati della Centrale dei rischi, riportate nella Relazione annuale di Banca d’Italia presentata lo scorso 31 maggio, risulta che nel 2023 le famiglie in ritardo nel pagamento di almeno una rata di un mutuo a tasso variabile sono state circa 127 mila, ossia lo 0,5% del totale delle famiglie italiane. Inoltre, le stime indicano che circa 256 mila nuclei hanno subito un incremento della rata superiore al 30% a causa del rialzo dei tassi e 198 mila hanno dovuto sostenere tra il 2023 e il maggio 2024 una rata superiore al 30% del loro reddito. Siamo poi alle prese con una congiuntura economica di difficile lettura prospettica e anche a nuove forme di credito, sempre più pervasive, abilitate dalla tecnologia (buy now pay later). In un contesto economico che ristagna, con i redditi che tendono a declinare, i debiti possono diventare un laccio, se non addirittura un cappio, per le famiglie più vulnerabili, con implicazioni non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale. Possono, cioè, diventare un fattore sociale disgregante. L’erogazione di credito impone alle banche e alle società finanziarie di esercitare l’attività creditizia orientandosi a principi di responsabilità sociale. Si rendono necessarie, inoltre, forme di credito che affianchino quelle ordinarie delle banche tradizionali, erogate a fronte di determinate garanzie e valutazioni del merito di credito, che non tutti i richiedenti riescono a raggiungere. Un esempio è l’esperienza del “credito di soccorso”, vale e dire il credito erogato a persone in difficoltà in stretta collaborazione con corpi intermedi, come Centri di ascolto, Caritas, Fondazioni diocesane aderenti alla Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II”. È una tipologia particolare di prestito, intesa a restituire dignità e opportunità adeguate a persone che sperimentano fragilità».

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