Il senso cristiano dell’uomo secondo Reinhold Niebuhr: un volume corposo e importante che propone la tesi di dottorato che il Servo di Dio monsignor Luigi Giussani discusse il 23 giugno 1954 presso il Seminario arcivescovile a Venegono, avendo come relatori figure di spicco della cosiddetta Scuola teologica milanese, don Carlo Colombo, monsignor Carlo Figini e don Giovanni Battista Guzzetti. Il saggio, già presentato presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma, lo sarà anche a Milano martedì 11 giugno, alle 18, presso l’Aula Pio XI dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con gli interventi dell’Arcivescovo, di don Enrico Castagna, rettore del Seminario, e di Lorenzo Ornaghi, già rettore della Cattolica e ministro, moderati da Alessandro Zaccuri. Non mancherà l’intervento di Monica Scholz-Zappa, curatrice del volume e già docente di Filosofia e Scienze linguistiche in Germania.
È lei a spiegare la genesi del volume (Edizioni San Paolo, 244 pagine), che porta la prefazione di monsignor Delpini: «Questo libro nasce dalla collaborazione tra il Seminario di Venegono e la Fraternità di Comunione e Liberazione, che hanno visto nella tesi dottorale un prezioso documento nel percorso teologico e pedagogico di don Giussani. A 70 anni dalla sua discussione, si è pensato di rendere omaggio a questo testo intenso e appassionato e, si può dire avanguardistico per la tematica che tratta: il rapporto con Reinhold Niebuhr e, quindi, con la teologia protestante americana».
L’Arcivescovo, nella sua prefazione, sottolinea come la vicenda umana del teologo riformato statunitense non potesse che attirare l’attenzione di Don Giussani. Perché questa vicinanza?
Certamente vi è stata subito una forte empatia rispetto alla posizione teologica e umana di Niebuhr da parte di Giussani che ha colto, quale questione centrale, il problema umano ed esistenziale, la tensione nell’uomo tra bene e male, tra finito e infinito, tra limite e tensione alla trascendenza. Un’empatia anche biografica perché va detto che Niebuhr lasciò anch’egli il percorso accademico per dedicarsi alla pastorale in una parrocchia di Detroit, proprio nel desiderio di una vicinanza e comunicazione della fede alla gente. Tuttavia si può osservare che si sia trattato anche di un’attrazione “per contrasto”, perché don Giussani si è reso conto che lo statunitense, nella sua teologia esistenzialistica, era rimasto circoscritto in un orizzonte di pensiero immanente. Il Servo di Dio ha invece còlto la necessità di riscoprire l’assoluta trascendenza e l’assoluta discontinuità ontologica propria della Rivelazione. Quindi, direi, empatia e contrasto.
Quale è l’aspetto che più l’ha colpita nella tesi?
Prima di tutto, si tratta di un lavoro di altissimo livello scientifico. Dell’ampia letteratura primaria e secondaria su Niebuhr, Giussani capta gli elementi fondamentali ed essenziali, a livello sia teologico sia ecclesiologico. Vi è una cura nel restituire, nella sua personale traduzione in italiano, citazioni dettagliate e precise del teologo, attraverso pagine curatissime. Dal punto di vista contenutistico, mi hanno colpito il tema ecumenico che, così come viene presentato, testimonia un Giussani ecumenico, un’ecumene in atto che traspare da tutte le pagine. Inoltre, dal punto di vista teologico, viene qui introdotta, e brillantemente chiarita, la differenza tra senso – per la prima volta viene qui introdotto il concetto di senso religioso – e avvenimento cristiano, l’essenza del cristianesimo.