Martiri romane al tempo di Valeriano e Gallieno, nel 260 circa, Rufina e Seconda, secondo la più antica testimonianza, vennero uccise “sulla via Cornelia, al decimo miglio”.
Le due sante, sorelle, erano fidanzate con due giovani cristiani che, di fronte al rischio di venire perseguitati, apostatarono. Le due sorelle fecero allora voto di verginità. Ma i due fidanzati non si rassegnarono a questa loro decisione, e non essendo riusciti a persuaderle a seguire il loro esempio, le denunciarono.
Mentre Rufina e Seconda si allontanavano da Roma per sfuggire ai persecutori, vennero raggiunte al quattordicesimo miglio della via Flaminia e consegnate al prefetto Giunio Donato. Dopo averle invano spinte ad apostatare e a unirsi in matrimonio, il prefetto emetteva la sentenza: di decapitazione per l’una e di bastonatura a morte per l’altra.
La matrona romana Plautilla, a cui le sante in sogno avevano indicato il luogo del martirio, seppellì in quella località i loro corpi. Sul sepolcro delle sante fu eretta da papa Adriano I (722-795) una basilica. Nella Pinacoteca di Brera, a Milano, si può ammirare il quadro del Cerano che ne riproduce il martirio.
Sante Rufina e Seconda, martiri
Mercoledì della settimana della VII Domenica dopo Pentecoste