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Una grazia di trasfigurazione

80mo CSI, Milano, Basilica di Sant’Ambrogio - 17 maggio 2024

17 Maggio 2024

1. Il deserto può fiorire   

Forse tutti sanno del deserto. Montagne e vallate di sabbia e di pietre e lo sguardo smarrito si perde nel nulla. Pietre e sabbia e il sole spietato. Pietre e sabbia: un calore d’inferno e una minaccia di morte. Forse tutti sanno del deserto e del suo cielo. Pare però che in rarissime occasioni possa capitare che qualche nuvola distratta si smarrisca nel cielo immenso. Ecco la nuvola improbabile e distratta, quando è proprio stanca, deposita la sua acqua e, cosa impensabile, piove nel deserto. Sì piove, ah come piove!
Ebbene dicono che il giorno dopo succeda che mille e mille semi addormentati nella sabbia del deserto si sveglino come d’improvviso e si affrettino a fiorire: hanno dormito tanto a lungo! Allora lo spettacolo è incantevole, di un fascino mozzafiato, come una felicità colorata, tenera. Spesso non c’è nessuno che contempli il miracolo. Ma se siete di passaggio nel deserto in questi rarissimi giorni proverete l’emozione unica dell’incanto che ti lascia senza parole: il deserto è diventato un giardino!  

Forse tutti sanno della terra desolata. Uomini e donne con il volto impietrito, induriti dalla vita e dal soffrire, corazzati di indifferenza, arrabbiati con tutti. Uomini e donne per lo più evitati dagli altri: sono sospetti, forse sono un pericolo. Sono gli abitanti della terra desolata. Sono gli infelici che spesso seminano infelicità.
Non tutti però si fermano al volto impietrito e allo sguardo spento. Ci sono di quelli che visitano la terra desolata e assomigliano a quella nuvola improbabile. Ed ecco si assiste allo spettacolo di una terra desolata in cui si svegliano gli occhi spenti, si rianimano i volti impietriti, risuonano gli evviva. Ecco: il “Progetto Carcere” del CSI è, in un certo senso, la nuvola che può contribuire a trasformare il deserto in un giardino, una bellezza improbabile e incantevole.

 

2. Donde viene la nuvola che fa fiorire il deserto?

Ogni specie di frutti: amato mio, li ho conservati per te (Ct 8,10). La sposa del Cantico custodisce la meraviglia del giardino dove fioriscono e profumano fiori e frutti pieni di incanto e ricchi di promesse. È la rivelazione delle stupefacenti ricchezze di ogni persona. Ecco la rivelazione: ciascuno di noi è capace di amare, fino ad essere dono; ciascuno di noi custodisce meravigliose possibilità e risorse per dare gioia agli altri. Nonostante si faccia un gran parlar male delle persone e delle società con giudizi perentori e lamenti cronici, noi siamo qui a testimoniare di quanti semi di bene abbiamo in noi stessi e vediamo addormentati nelle vicende desolanti delle persone che incontriamo.
L’impegno del CSI per il progetto carcere rivela questa capacità che hanno allenatori e dirigenti, gli organizzatori e i dirigenti di svegliare alla gioia vite spente, di propiziare dinamiche di squadra in persone segnate dall’emarginazione. Quanto bene c’è in noi! Quanto bene c’è in tutti quelli che incontriamo!

Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito (Rm 8,26). Indaffarati e distratti, trascinati dall’agenda come fossimo un ingranaggio dentro un sistema tirannico, possiamo rischiare di non chiudere il nostro orizzonte in una fatica senza speranza. Molti non pregano più, a quanto sembra. Il gran bene che si fa assomiglia alla corsa estenuante dell’animale in gabbia che fa girare la ruota: perché corri, se non si va da nessuna parte? perché ti affanni per molte cose se tutto è destinato al nulla?
E invece noi riceviamo il dono di comprendere il desiderio di vita che abbiamo dentro come una vocazione all’amicizia con Dio, alla confidenza con Gesù. Gesù, infatti, ci insegna a pregare, cioè ad aprire il cuore alla speranza, alla conoscenza di Dio, che è Padre. La disperazione è una forma di resistenza all’amore che ci chiama, allo Spirito che ci è dato per invocare Dio e chiamarlo Padre. Sono in ciascuno di noi semi addormentati: lo Spirito Santo li sveglia perché siano frutti meravigliosi, cioè si manifesti nella nostra vita la vocazione a essere figli di Dio, imparando la preghiera dei figli.

Non ho visto fiorire l’immenso deserto. Ho visto oasi affascinanti e promettenti. Ecco, ho capito: questo angolo fiorito nell’immenso deserto dipende non da una nuvola distratta, ma da una sorgente che non si stanca di fecondare la terra. Siamo qui per consentire alla sorgente dell’acqua viva di svegliare la bellezza che è in noi e renderla un fiore, un frutto per le persone che incontriamo.