Os 11, 1. 3-4. 8c-9; Sal 39 (40); Ef 3, 8-12. 14-19; Gv 19, 31-37
Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira». (Os 11,8-9)
È davvero particolare pensare che il Signore, presentandosi, per definire la sua differenza rispetto agli umani, usi immagini come quelle contenute nel libro del profeta Osea: un cuore vivo, che si muove per la compassione, l’ira che viene messa a tacere. Si tratta di passioni che caratterizzano gli esseri umani, passioni che esprimono vitalità e affetto.
La sua differenza rispetto alle donne e agli uomini non si stabilisce nella grandezza che separa, piuttosto nel fatto che egli vive pienamente l’amore nei confronti di ognuno.
Potersi riferire a Dio consapevoli di essere oggetto di quell’amore è il dono che determina una risposta libera e piena.
Preghiamo
Quante meraviglie hai fatto,
tu, Signore, mio Dio,
quanti progetti in nostro favore:
nessuno a te si può paragonare!
Se li voglio annunciare e proclamare,
sono troppi per essere contati.
Dal Salmo 39 (40)