La Civil Week milanese in corso (termina il 12 maggio), approfondisce quest’anno il tema della Costituzione italiana. Tra i primi appuntamenti, registriamo quello organizzato da Cooperativa in Dialogo, Fondazione Ambrosianeum e Arcidiocesi di Milano. «Una firma che genera mille. Ricucire la comunità con l’8, il 5 e il 2×1000 a Milano», è stato il titolo che ha convocato l’uditorio.
5×1000, ancora per pochi
L’intervento introduttivo lo ha proposto Gian Paolo Barbetta, professore dell’Università cattolica. Egli si è concentrato soprattutto sulla opzione rappresentata dal 5xmille.
«La platea dei destinatari – ha dichiarato l’economista – è molto cresciuta nel tempo. All’inizio furono 30 mila, oggi sono 70 mila gli enti iscritti. Ancora lontano però da una scelta comune: circa 1 su 3 sceglie effettivamente». Lo strumento offre aspetti positivi, poiché «si supera il meccanismo della determinazione centrale delle imposte e ci si indirizza verso una destinazione sussidiaria». Tuttavia, ha continuato Barbetta, ciò «è corretto nella misura in cui non incida in maniera massiccia sul gettito fiscale nazionale. In alternativa, il carattere redistributivo delle imposte potrebbe essere messo in discussione». Uguale giudizio ambivalente è riservato alla «sussidiarietà fiscale. Essa consentirebbe un controllo più diretto dell’uso delle risorse, ma anche abusi potenziali».
8×1000, le origini nella Costituzione
Il responsabile diocesano del Sovvenire, si è concentrato, invece, sulla scelta dell’8xmille. Massimo Pavanello, ricollegandosi al tema della Civil Week, ha ricordato come tale strumento derivi dall’articolo 7 della Costituzione che ha permesso la revisione del Concordato (1984). Una possibilità, quella di scegliere come destinare il proprio 8xmille, per la quale il sacerdote individua due valori emergenti: «uno civile, che permette l’effettiva libertà religiosa (Costituzione art . 19); uno ecclesiale che radica nel precetto del Sovvenire alle necessità della Chiesa secondo le leggi e le usanze». Il relatore ha poi messo in guardia dal confondere la Chiesa italiana con il Vaticano. Quest’ultimo, dall’8xmille, riceve zero euro. Il concordato con la Chiesa cattolica non è, del resto, eccezione italiana. Sono molte le nazioni, anche europee, ad averne sottoscritto uno. Il capo ufficio della curia ha infine sollecitato a non considerare «il Sovvenire come un dato acquisito, anche se i vantaggi per la comunità civile sono sotto gli occhi di tutti. Lo Stato infatti ricava, dall’opera della Chiesa, circa 11 volte quello che investe tramite l’8xmille».
I numeri
A Giulio Romaldi, ricercatore presso l’Università cattolica, è toccato entrare nel ginepraio dei numeri. «Negli ultimi anni – ha detto riferendosi alla voce 8xmille – i contribuenti che hanno espresso la loro scelta sono calati. Oggi firma circa il 40% degli aventi diritto. Il 72% delle opzioni sono a beneficio della Chiesa Cattolica, il 23% verso lo Stato. Anche se i destinatari sono 13 e ai restanti sono riconosciute percentuali residuali. Tutto ciò si traduce in un’entrata di 1,03 miliardi di euro nelle casse della Chiesa Cattolica, e di 330 milioni di euro per lo Stato».
Trend diverso presenta il 5xmille. Romaldi lo sintetizza così: «La partecipazione a questo istituto è più bassa di quella dell’8xmille, ma in crescita. Si è passati dal 25% dell’anno della istituzione di questa possibilità, al 33% del 2022. Minima, invece, la firma riservata al 2xmille ai partiti politici, pari al 4,2%».
Libertà di scelta
Rosangela Lodigiani – docente di sociologia dei processi economici e del lavoro, sempre presso Unicatt – si è soffermata poi sul significato che tali strumenti hanno all’interno della convivenza civica. Tutti questi xmille, ha argomentato, sono «dispositivi di “sussidiarietà fiscale”, “sussidiarietà orizzontale” e “democrazia fiscale”. Permettono la “libertà di scelta” del contribuente».
Pensando al 5xmille, ha rimarcato la docente, esso «è l’unico strumento, inserito nella nostra legislazione nazionale, autenticamente sussidiario. Gli ingredienti ci sono tutti: pluralità di soggetti, libertà di scelta, responsabilità del cittadino, riconoscimento e valorizzazione della libera iniziativa dei corpi intermedi». Elementi che portano con sé almeno due significative implicazioni sociali, «da un parte la devoluzione rafforza il rapporto tra contribuente e fisco, rendendo più visibile la rilevanza per la collettività della contribuzione; dall’altra rafforza il rapporto tra cittadino e società civile intesa in senso lato».
Due proposte
Felice Romeo, vicario del Forum del Terzo settore di Milano, sul finale della mattinata, ha rilanciato due proposte molto pragmatiche. La prima auspica «la creazione di una Fondazione che aggreghi i piccoli soggetti destinatari del 5xmille. Ciò permetterebbe di fare massa critica, offrendo migliore possibilità di operare il bene». La seconda proposta chiede di «abbattere il tetto massimo che la legge prevede per la distribuzione del 5xmille. Attualmente, 525 milioni annui. Il di più resta allo Stato».
Un appello a informare
Silvano Mezzenzana, della Coop. In Dialogo, infine, più che tirare conclusioni ha rilanciato l’appello, affinché «lo Stato faccia una significativa generale campagna informativa circa queste possibilità. In particolare relativamente all’8xmille, dove lo Stato stesso ha il doppio ruolo di arbitro e di giocatore. È anche nel proprio interesse che la percentuale dei cittadini firmatari superi la soglia attuale del 40%, perché più l’adesione è ampia meglio sono distribuiti gli introiti». Uguale sollecito a prestare attenzione a questa modalità di partecipazione civica, ha rivolto pure «alle Istituzioni cittadine; alle organizzazioni del Terzo settore e al Centro di Servizi per il Volontariato».