Il tema della IX sessione del Consiglio presbiterale svoltasi tra il 22 e il 23 aprile presso il Centro pastorale ambrosiano a Seveso indicava già nella sua formulazione sintetica una traccia su cui camminare e riflettere. L’Arcivescovo – che ci ha chiesto consiglio su questo tema, secondo questa traccia – ha desiderato veder emergere anzitutto la bontà dei passi compiuti in una prassi che è propria della natura della Chiesa stessa, ovvero prendersi cura dell’iniziazione alla fede dei ragazzi e delle ragazze e il loro accompagnamento. In secondo luogo la richiesta, dopo la recensione di buone prassi già in atto, è stata quella di mettersi in ascolto nella docilità allo Spirito dei passi da compiere.
La Commissione preparatoria, da me presieduta, si è interrogata su quale strumento occorresse offrire all’assemblea radunata e alle fraternità del clero dei decanati per riflettere sul tema della sessione. Abbiamo deciso di lavorare su due binari: le fraternità del clero avrebbero raccolto le buone prassi, il Consiglio presbiterale avrebbe invece letto con gli occhi della fede la realtà della nostra diocesi attraverso quattro grandi temi (i lavori di gruppo): le quattro dimensioni fondamentali, la comunità educante, i ragazzi e le loro famiglie, post-battesimo e preadolescenza.
I lavori dell’assemblea, dopo alcune comunicazioni, la presentazione delle mozioni approvate della sessione precedente e le informazioni e deliberazioni di alcuni vicari episcopali su comunità pastorali nascenti, sono iniziati con la presentazione del documento preparatorio da parte mia.
Il testo partiva dalle indicazioni diocesane del 2013 sull’iniziazione cristiana su cui si è costruito tutto il percorso diocesano in atto per offrire una rilettura della prassi attraverso tre aspetti: la definizione di iniziazione cristiana, la persona, il cambiamento. Dopo aver definito che l’Iniziazione Cristiana è «l’introduzione e l’accompagnamento di ogni persona all’incontro personale con Cristo nella comunità cristiana», lo sguardo del Consiglio è passato subito alla persona che come sempre riteniamo debba essere sempre al centro della nostra cura e preoccupazione: «Una conoscenza non superficiale delle persone permetterà di capire che cosa è giusto chiedere a ciascuno in riferimento al suo cammino personale».
Il clima che ha accompagnato la sessione è stato cordiale, come sempre, e propositivo: il lavoro nei gruppi ha riportato l’entusiasmo -unito alla fatica- per l’annuncio del Vangelo ai ragazzi, l’incertezza nell’accompagnamento delle famiglie alle quali ci si trova talvolta ad offrire un “primo annuncio”, anziché un accompagnamento della fede in età adulta. Molte le mozioni emerse da questo lavoro a gruppi e che sono state riportate in assemblea per le votazioni: le figure di padrini e madrine con la richiesta di prendere in esame seriamente la questione sulla loro presenza, l’accompagnamento delle famiglie e dei bambini dopo il battesimo verso l’Iniziazione cristiana, la richiesta al servizio per la catechesi di raccogliere costantemente (tavolo dei Racconti) le buone prassi già presenti in diocesi e che arricchiscono la proposta diocesana offrendole a tutti.
Nel progettare la sessione abbiamo individuato un possibile rischio, ovvero quello di soffermarci nel lamento a rimpiangere una realtà che non è più senza guardare nella realtà che ci è data quanto bene lo Spirito semina e dispensa con gratuità anche nell’introdurre alla fede i ragazzi. Non abbiamo corso il rischio del lamento: il clima propositivo e lo sguardo di fede docile allo Spirito ci hanno permesso di andare al cuore delle questioni; riprogettare e immaginare sono due attività doverose oggi, ma non senza esserci prima accorti di quanto già c’è, anche grazie al nostro impegno e servizio alla Chiesa.