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Sirio 15 - 21 luglio 2024
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Testimonianze

Annarosa, Silvia e madre Maria, vocazioni al servizio della comunità

Sabato 27 aprile, nella Basilica di Sant’Ambrogio, l’Arcivescovo presiede la Messa per gli anniversari della Vita consacrata. Tra le festeggiate due Ausiliarie diocesane e una Suora della Riparazione, che raccontano la loro esperienza

di Veronica TODARO

22 Aprile 2024
Annarosa Galimberti, Silvia Meroni e madre Maria Beretta

Annarosa Galimberti e Silvia Meroni, Ausiliarie diocesane da 25 anni, raccontano la gioia di aver vissuto fra la gente incontrata nelle comunità a cui sono state inviate. Fra donne e uomini, giovani e ragazzi, hanno vissuto come sorelle, amiche e madri, cercando di portare la novità e la speranza del Vangelo, come le donne della Risurrezione. Sono però proprio i volti concreti delle persone incontrate ad aver permesso loro di comprendere meglio la Parola. Nel brano di Vangelo dei loro primi voti (Mt 18,20) avevano colto una promessa: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Guardando con gratitudine le esperienze vissute, a partire dalla fraternità con le sorelle, riconoscono il dono della presenza concreta di Gesù nelle loro storie personali e nelle relazioni. Annarosa e Silvia sentono questa loro vocazione capace di generare vita e passione. Il legame con i Vescovi che si sono succeduti in questi anni e che in modi diversi hanno orientato le scelte della Chiesa ambrosiana, è stato importante anche per il loro cammino personale, nella continua ricerca di ciò che la fantasia dello Spirito suggerisce loro.

Una via di santità

Le Ausiliarie diocesane sono donne consacrate. Sono una associazione pubblica di fedeli di diritto diocesano. La forma di speciale consacrazione a Dio e ai fratelli nel servizio alla Diocesi e al suo Pastore è propria della Chiesa ambrosiana, in cui riconoscono la fonte della propria spiritualità e la via di un’autentica santità.

Sabato 27 aprile, alle 10.30, Annarosa Galimberti e Silvia Meroni saranno presenti alla celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Mario Delpini nella Basilica di Sant’Ambrogio per gli anniversari della Vita consacrata. Ci sarà anche madre Maria Beretta, delle Suore della Riparazione, al suo 50° anniversario. «Ho sempre avuto il “mio” chiodo fisso, perché già dai 16/17 anni ero affascinata dall’idea di “dare una mano” a riparare il mondo – racconta -. Mi dicevo: “C’è chi lo distrugge… e chi lo ripara, tu Maria da che parte stai”? L’idea mi era venuta durante le vacanze estive quando, ancora con la valigia in mano, mi ritrovavo sulle ginocchia le bambine orfane delle comunità di Lombardia e pensavo: “Se io mi sposo, posso forse amare quattro/cinque figli miei, ma queste creature senza genitori, chi potrà amarle?”».

Il terzo sogno

A questa intuizione se ne aggiunse un’altra. «Me la suggerì una suora – prosegue madre Maria -, alla quale chiesi: “Perché, quando entro nelle vostre cappelle, trovo sempre una suora, sola, davanti a Gesù?” Lei mi spiegò che stava lì a nome di tutti, per parlare a Dio e con Dio, per chiedere perdono per tutti; poi arrivava un’altra suora a darle il cambio, e così sempre, giorno e notte».

Queste due prospettive si trasformarono in ideali che per madre Maria si concretizzarono il 23 settembre 1971 quando, a 21 anni, entrò in convento. «Oggi, trascorsi 50 anni, mi accorgo che il Signore li ha realizzati… a modo suo. Nel frattempo, però, forse perché abito nella “Casa di Nazareth”, è spuntato un terzo sogno: “essere casa”, ossia divenire “fraternità” per quei fratelli e sorelle che, insieme a noi Suore della Riparazione, desiderano “riparare il mondo” con la medicina dell’Amore appassionato e gratuito. Che volete, “non si fa del bene se non si perde un po’ la testa!”, diceva il nostro fondatore, padre Carlo Salerio. È un sogno troppo azzardato? Forse, ma già qualche indizio si intravvede: “Il bello deve ancora venire”».