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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Salute

«Sanità, basta provvedimenti di emergenza, serve un sistema più umano»

Alberto Cozzi, medico di medicina generale a Milano e presidente della sezione milanese dell'Associazione Medici Cattolici, commenta l'appello di 14 scienziati e ricercatori in cui si chiede di intervenire per evitare il collasso del Servizio sanitario nazionale

di Stefania CECCHETTI

8 Aprile 2024

Il Servizio sanitario nazionale sta vivendo una profonda crisi, come dimostrano i tempi sempre più lunghi di accesso alle visite e alle cure e le diseguaglianze regionali e sociali. Colpa dei tagli di cui è stata vittima la sanità negli ultimi anni, secondo 14 scienziati e ricercatori – tra cui Silvio Garattini, Alberto Mantovani e il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi -, che hanno firmato un appello in cui si chiede al Governo di salvaguardare la sanità pubblica, prossima al collasso. Ne parliamo con Alberto Cozzi, medico di medicina generale a Milano e presidente della sezione milanese dell’Associazione Medici Cattolici.

Colpisce che molti dei firmatari dell’appello al Governo per la tutela della sanità pubblica siano in forza a strutture private. Secondo lei, che ruolo ha avuto la privatizzazione nel declino della sanità italiana?
La privatizzazione ha avuto un ruolo supplettivo, che certamente non è da demonizzare, perché una sanità completamente pubblica è impossibile a sostenersi dal punto di vista delle risorse, tantomeno in questo periodo dove le risorse sono scarsissime. Il problema non è tanto il privato in sé, il problema è quali regole ha il privato. Come le Regioni stabiliscono le regole del privato? Alla stessa stregua di quelle pubbliche, oppure lasciano una possibilità di manovra molto più semplificata, molto più libera, molto più aderente anche alla realtà dell’oggi? I due pesi e le due misure già da tempo sono stati oggetto di molte analisi  Per questo il manifesto firmato da esimi scienziati e colleghi non sorprende, perché il declino della sanità è cosa ormai nota e testimonia che la politica ha già da tempo perso la capacità di percepire le difficoltà che provano da una parte gli operatori sanitari, e dall’altra parte i pazienti. In ogni caso posso dire che trovo questo manifesto bellissimo, provo una grande ammirazione per questi colleghi che si mettono in gioco e si espongono anche a livello politico. Speriamo che i politici non perdano questa ultima occasione per fare qualcosa, per esempio riguardo la carenza dei medici. Perché siamo davvero all’ultima occasione.

Alberto Cozzi

A proposito di carenza di personale, l’assessore al welfare lombardo Bertolaso ha annunciato che ha in programma un viaggio in Argentina e in Paraguay con l’obiettivo di far arrivare entro la fine del 2024 tra i 400 e i 500 infermieri. “Importare” personale dall’estero, così come anche affidarsi alle cooperative per l’esternalizzazione dei servizi, può essere davvero una soluzione alla mancanza di personale?
L’Assessore sta facendo un ottimo lavoro dal punto di vista pragmatico, ma naturalmente il problema delle carenze è enorme, dal punto di vista dei medici e ancor di più dal punto di vista degli infermieri. Allora, ben vengano i provvedimenti tampone come questo di Bertolaso, ma ricordiamo che le cose sono più complesse di quello che sembrano. Questi medici che arriveranno dall’estero bisognerà formarli dal punto di vista della lingua e della cultura. Certo, di necessità virtù, si dice. Ma questi provvedimenti emergenziali rispondono a una logica un po’ miope, del bisogno contingente. Quello che manca in Italia è una visione strategica e per avere una visione strategica bisogna mettere intorno a un tavolo delle persone e ragionare. Magari le stesse personalità che hanno firmato il documento. Ma, mi permetto, anche noi Medici cattolici: sono anni che stiliamo documenti in cui esprimiamo preoccupazioni analoghe. I politici ascoltano le nostre parole, ma se ne dimenticano in fretta, travolti dalle emergenze. Ma così non va bene: i cittadini sono disperati, i medici sono stanchi e delusi.

In questo scenario così complesso che fine fanno la qualità delle cure, la centralità del paziente?
Rischiano di essere parole vuote. Per questo, noi Medici cattolici di Milano auspichiamo che ci sia una rifondazione del Sistema sanitario nazionale a misura d’uomo. Perché altrimenti la sanità rimane un insieme di prestazioni, in cui si coprono i piccoli bisogni del momento, ma in cui il paziente non è soddisfatto e il medico non si sente riconosciuto in un percorso vocazionale, che è proprio di tutti quelli che hanno scelto questa professione, non solo dei medici cattolici. Perché fare il medico vuol dire avere una grande passione per l’uomo e cercare di difenderlo, di stargli accanto nel momento grave della sofferenza, con le cure – certo, le migliori e più innovative -, ma anche con il rispetto della persona.