Anche quest’anno, per la fine del Ramadan, mese sacro per l’Islam, l’Arcivescovo ha voluto scrivere un messaggio di augurio ai fedeli delle circa 150 comunità musulmane presenti nel territorio diocesano (leggi qui). Con quale spirito la Chiesa ambrosiana prende parte, con amicizia, a questa importante festa islamica, che cadrà il 10 aprile? Lo chiediamo al Vicario episcopale di Settore monsignor Luca Bressan, che è presidente della Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo della Diocesi: «Partecipiamo a questo momento partendo dalla constatazione di aver condiviso parte del cammino penitenziale insieme, vivendo noi la Quaresima mentre i musulmani iniziavano il Ramadan. Non si tratta di evidenziare solo una semplice coincidenza di date, ma di ricordare il compito che abbiamo, come religioni: mettere al centro Dio, aiutando il mondo a farlo perché cresca la consapevolezza dell’essere fratelli tutti».
L’Arcivescovo usa il termine «fratelli universali», ma sappiamo che alcuni recenti fatti di cronaca provocano ancora profondi contrasti nei confronti della presenza islamica, basti pensare alla vicenda della scuola di Pioltello…
Occorre rendersi conto del cambiamento in atto nella società, nella città e nella cultura milanese, cambiamento che interroga la nostra fede, ma sicuramente non la diminuisce e che, come cristiani, accettiamo e vogliamo abitare. Abbiamo celebrato per questo il Sinodo minore Chiesa dalle genti, ricordando anche la tradizione cosmopolita di Milano fin dai tempi del patrono Sant’Ambrogio.
Appunto nei giorni della festa di Sant’Ambrogio l’Arcivescovo aveva invitato le diverse fedi e confessioni a pregare insieme per la pace. Il messaggio attuale è datato al giorno di Pasqua. Per indicare che una preghiera corale ci unisce?
Siamo convinti che effettivamente il legame nella fede in Dio e nel riconoscimento dell’essere fratelli vada affermato con sempre maggiore forza, specie in questo momento di guerre e di dolore. L’invito che viene dall’Arcivescovo è quello di edificare insieme la cultura dell’incontro e della pace, «fatta di pazienza, comprensione, passi umili e concreti». Su tale strada dobbiamo continuare a camminare, trovando nel riconoscimento di ciò che unisce e non nella sottolineatura di ciò che divide uno strumento di dialogo. In questo la preghiera può aiutare tutti.