«Saluto i preadolescenti dell’Arcidiocesi di Milano…»: così papa Francesco, al termine dell’odierna Udienza generale in Piazza San Pietro, si è rivolto ai 5000 ragazzi ambrosiani presenti nell’ambito del tradizionale pellegrinaggio post-pasquale, che hanno risposto con un immediato boato.
Con un cenno di saluto il Pontefice ha proseguito: «…venuti a Roma per coronare il loro cammino di formazione catechetica mediante la professione di fede presso le tombe degli apostoli. Cari ragazzi… A voi mi rivolgo, eh! – ha sottolineato -. Sappiate testimoniare con entusiasmo e la generosità propria della vostra giovane età la fedeltà al Vangelo, seguendo sempre Cristo».
E per ribadire il concetto ha chiesto: «Farete questo voi?». Dopo un istante di esitazione, al nuovo appello («Non rispondete? Più forte!»), il «sì» dalla piazza è giunto sollecito e intenso.
La preghiera per la pace
Dopo l’udienza e prima dei saluti, il Papa è tornato a rinnovare «la ferma richiesta di un immediato cessate il fuoco nella Striscia», dove si contano al momento 32.900 morti, secondo i dati distribuiti dal Ministero della Sanità gestito da Hamas. A questi si sono aggiunti i sette volontari della ong World Central Kitchen, uccisi due giorni fa mentre distribuivano cibo alla popolazione civile (leggi qui). Per il Papa è forte il dolore per queste nuove vittime: «Esprimo il profondo rammarico per i volontari uccisi mentre erano impegnati nella distribuzione degli aiuti alimentari a Gaza. Prego per loro e le loro famiglie…»
Francesco rinnova poi la richiesta che sia permesso alla popolazione civile di Gaza «stremata e sofferente, l’accesso agli aiuti umanitari»; al contempo chiede, come ormai da mesi, che «siano subito rilasciati gli ostaggi» israeliani rapiti nel brutale assalto del 7 ottobre e ancora nelle mani di Hamas. Dal Pontefice pure la supplica di evitare «ogni irresponsabile tentativo di allargare il conflitto nella regione» e perché ci si adoperi «affinché al più presto possano cessare questa e altre guerre che continuano a portare morte e sofferenze in tante parti del mondo».
Il Rosario di Oleksandr
Proprio allargando lo sguardo al mondo, dalla Terra Santa il pensiero va alla «martoriata Ucraina», dove si contano «tanti morti». Il Papa si gira da un lato e prende in mano un piccolo libricino con una copertina mimetica e un sacchetto nero. «Ho nelle mani un Rosario e un libro del Nuovo Testamento lasciato da un soldato morto nella guerra – spiega -. Questo ragazzo si chiamava Oleksandr, Alessandro, 23 anni». Glieli aveva regalati lo scorso 13 marzo, il giorno in cui festeggiava gli undici anni di pontificato, suor Lucía Caram, monaca contemplativa domenicana di origini argentine, residente a Barcellona ma dall’inizio del conflitto impegnata per gli aiuti in Ucraina. La religiosa era stata ricevuta nello Studio dell’Aula Paolo VI prima dell’udienza generale e aveva portato al Papa la coroncina e la Bibbia di questo giovane originario di Bakhmut, morto ad Avdika. «Alessandro – dice oggi Francesco, commosso – leggeva il Nuovo Testamento e i Salmi e aveva sottolineato nel libro dei Salmi il Salmo 129: “Dal profondo a te grido, o Signore. Signore ascolta la mia voce”. Questo giovane ha lasciato davanti una vita e questo è il suo Rosario e il suo Nuovo Testamento che lui leggeva e pregava. Io vorrei fare in questo momento un po’ di silenzio tutti, pensando a questo ragazzo e a tanti altri come lui morti in questa pazzia della guerra. La guerra distrugge sempre, pensiamo a loro e preghiamo» (da Vatican News).