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Attraverso il velo squarciato, nel mistero di Dio

Venerdì santo nella Passione del Signore, Milano, Duomo – 29 marzo 2024

29 Marzo 2024

1. Si fece buio su tutta la terra.

Nella scena affollata dell’evento del Golgota ci siamo anche noi. Il buio di mezzogiorno avvolge anche noi. Il terremoto che scuote la terra fa tremare anche noi, il popolo dei devoti radunati in tutte le chiese del mondo per vivere, nel modo della celebrazione, la memoria della morte del Signore.
Ci riconosciamo tra le molte donne che osservavano da lontano.

Siamo il popolo muto, la gente che non dice niente. Anche se dicesse qualche cosa nessuno se ne accorgerebbe, nessuno ci farebbe caso.

Siamo i devoti ai margini della scena, quelli che non contano niente. Siamo la Chiesa di oggi, la Chiesa di sempre, siamo la gente che assiste straziata agli insulti e alla violenza che annientano il Maestro e Signore. Siamo la gente che prega, che spera, che piange e prova compassione per l’umanità disperata. Siamo la gente che osserva, impotente, il cinismo di coloro che passando sotto la croce disprezzano il crocifisso.
Noi abitiamo nel buio che avvolge tutta la terra, abitiamo nelle case dove si spezzano i legami d’amore e si generano rapporti ostili e bambini infelici. Vorremmo dire indicare Gesù come il salvatore, ma la professione di fede è coperta dalla voce dello scherno: Gesù non ha potuto salvare sé stesso, come vuoi che salvi il mio matrimonio?
Noi abitiamo nel buio che avvolge la terra. Noi abitiamo tra i giovani che non hanno voglia di diventare adulti, che si attribuiscono come merito e segno di intelligenza il non credere a niente, che si fanno del male, che cercano libertà nelle dipendenze, compagnia in fantasie solitarie, piacere nel frutto avvelenato della passione. Vorremmo indicare Gesù come il Salvatore, ma la professione di fede è coperta dalla volgarità delle bestemmie: Gesù è stato ridotto a uno straccio, non ha potuto salvare sé stesso, come volete che salvi la mia vita?
Noi abitiamo nel buio che avvolge tutta la terra. Abitiamo tra i popoli che si fanno la guerra, tra popoli che si rovinano per rovinare i popoli fratelli, tra i popoli che acclamano ai potenti che vogliono la guerra, tra i popoli che si difendono dallo spavento della guerra con l’indifferenza. Vorremmo dire di Gesù, innalzato tra cielo e terra per riconciliare i popoli nel nome di Dio Padre di tutti, ma l’invito alla riconciliazione è coperto di insulti: Gesù è un profeta inutile. Ha confidato in Dio, lo liberi lui, se gli vuole bene.
Noi abitiamo nel buio che avvolge tutta la terra. Abitiamo nella desolazione che non si possono sopportare, nelle umiliazioni che la buona educazione non può raccontare, nelle oppressioni insopportabili e spropositate che tormentano i carcerati, i profughi, le vittime del denaro sporco. Noi vorremmo dire di Gesù che indica la via della giustizia e della misericordia, ma nessuna attenzione si riserva alla professione di fede sulla strada dove passa la gente che insulta e scuote il capo dicendo: Se tu sei figlio di Dio, scendi dalla croce.

Ecco siamo la Chiesa, come quelle molte donne che osservano da lontano: che dicano qualche cosa o che se ne stiano nel silenzio della contemplazione e della compassione sembra che non interessi a nessuno, che non faccia notizia, che non meriti attenzione.

 

2. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo.

Le donne di Galilea, la Chiesa di questo tempo, il popolo dei devoti, noi assistiamo all’assurdità della storia che crocifigge il Salvatore e rifiuta d’affidarsi a Gesù per la propria salvezza. Che cosa faremo?

Noi abbiamo visto squarciarsi il velo del tempio, aprirsi la via verso il mistero resa possibile dall’ultimo grido del Salvatore.
Questo dunque faremo: ci inoltreremo nel mistero di Dio, seguendo Gesù, professando la nostra fede: Davvero costui era Figlio di Dio.
Ci inoltreremo nel mistero di Dio. Viviamo dunque un silenzio abitato dal sospiro di un incontro che vinca le tenebre e ci avvolga di luce.
Ci inoltreremo nel mistero di Dio. Viviamo un ascolto che raccolga dal silenzio di Dio parole nuove, taglienti come una spada a doppio taglio, vere come un abbraccio indiscutibile, parole inaudite a smentire la sapienza del mondo, che offrono buone ragioni per rischiare il martirio.
Ci inoltreremo nel mistero di Dio. Viviamo una fiducia nelle promesse di Gesù che ci rende responsabili della speranza del mondo.

Siamo come le donne di Galilea, osserviamo da lontano e siamo umiliate dal sentirci inutili, zittiti dal clamore degli insulti e dalle parole sprezzanti del cinismo. E tuttavia perseveriamo nel seguire Gesù e inoltrarci nel mistero di Dio.