Si è tenuta oggi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano la Conferenza dal titolo «Le dinamiche delle infiltrazioni criminali nell’economia: rischi e rimedi». L’iniziativa, organizzata da Transcrime, Centro di ricerca su criminalità e innovazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e Anfaci (Associazione Nazionale Funzionari Amministrazione Civile dell’Interno) ha riunito ricercatori, prefetti, magistrati, rappresentanti di imprese e banche, storici e giornalisti per discutere sfide e misure di contrasto delle strategie di infiltrazione criminale nei mercati leciti, forma evoluta del crimine organizzato in Italia.
«Nonostante i rilevanti risultati conseguiti e le capacità acquisite, permangono intrecci da contrastare e conoscere meglio – ha affermato il prefetto Ignazio Portelli, Commissario dello Stato per la Regione Siciliana e Presidente di Anfaci, introducendo la conferenza -. Il contrasto alle infiltrazioni è un percorso ad ostacoli e non sempre consegue i risultati dovuti e attesi per molteplici cause. È comunque dovere etico e morale sempre lavorare per ergere in modo ancora più profondo il solco della legalità».
«Il tema delle ricchezze criminali e del loro impiego nell’economia legale non è adeguatamente percepito nella sua rilevanza – ha spiegato il professor Ernesto Ugo Savona, direttore di Transcrime -. Obiettivo di questa conferenza è ampliare la comprensione di questi argomenti e promuovere la sensibilizzazione del sistema paese, potenziare la cooperazione tra gli attori coinvolti, sensibilizzare le imprese alla valutazione dei rischi e denuncia delle minacce. Inoltre, a 30 anni dalla nascita di Transcrime, il supporto della ricerca si rivela centrale nel definire i fattori di rischio e trasferirli in tecnologie e iniziative di intelligence a supporto della capacità di prevenzione di autorità e imprese».
La lotta alle mafie in Italia si concentra infatti ancora sull’identificazione e condanna dei responsabili dei reati, lasciando in secondo piano le indagini economiche sulle ricchezze mafiose. La sola azione penale ha tuttavia dimostrato scarsi effetti deterrenti o rieducativi. Per supportare la sua capacità di inibire le organizzazioni criminali i relatori, tra cui il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo, hanno discusso del supporto all’azione penale delle interdittive dei prefetti – funzionali a sottrarre alle mafie le risorse che ne garantiscono la continuità – della ricerca accademica – nello sviluppo di indicatori di rischio strumenti innovativi per l’analisi di big data – e della collaborazione di banche e imprese.
L’efficacia delle interdittive ha potuto arginare lo sfruttamento intensivo delle imprese per fini criminali, assicurandone al contempo la continuità produttiva. Tale efficacia è minata però dallo scarso numero di misure di sequestro e confisca dei patrimoni illeciti all’estero: alle migliaia di misure patrimoniali in Italia, corrispondono solo poche decine all’estero, secondo i dati raccolti nell’ambito del progetto europeo Recover, in cui Transcrime è partner. Ciò rappresenta un ulteriore incentivo all’internazionalizzazione delle mafie.
Le organizzazioni criminali si adattano a questo scenario adottando strutture societarie sempre più complesse. Occorre sviluppare tecnologie e indicatori di rischio capaci di individuare anomalie nelle attività e strutture societarie. Una ricerca condotta da Transcrime per PoliS-Lombardia, con il sostegno della Prefettura di Milano, ha mostrato l’efficacia di questo strumento applicando su oltre un milione di aziende lombarde 30 indicatori di anomalie, relative alla struttura proprietaria, i soggetti apicali, il contesto territoriale, l’attività economico-finanziaria, l’esposizione politica e a eventi negativi o leaks giornalistici. «In fase di validazione – ha spiegato il professor Francesco Calderoni dell’Università Cattolica e Ricercatore di Transcrime – gli indicatori hanno dimostrato la capacità di individuare correttamente un campione di imprese interdette con una probabilità fino a 25 volte maggiore rispetto a quella di un’identificazione errata, applicando tecniche avanzate di machine learning. Sempre adoperando indicatori di rischio, un’indagine di Transcrime ha potuto rilevare, analizzando le imprese italiane con cambi di titolarità durante l’emergenza Covid-19, un numero di forme societarie opache oltre 10 volte superiore alla media delle altre imprese Italiane, e un valore 5 volte più elevato di legami con giurisdizioni a rischio».
L’evoluzione imprenditoriale delle mafie determina effetti distorsivi della concorrenza i cui costi ricadono sulla collettività. «L’imprenditore, inizialmente vittima di coercizione – ha sottolineato il procuratore aggiunto Dda della Procura di Milano Alessandra Dolci – instaura infine una connivenza con l’impresa mafiosa, in grado di garantire servizi a prezzi estremamente convenienti. In tale nuovo contesto, il contrasto richiede la fruizione di nuove piattaforme informatiche che contengano informazioni di interesse, ad oggi contenute in banche dati che non dialogano tra loro». «Strumenti e tecnologie innovative indispensabili anche nel settore bancario e finanziario – ha affermato Maria Giacona, capo del Servizio Rapporti Istituzionali di Vigilanza Banca d’Italia – per adempiere agli obblighi sempre più complessi imposti dalla regolamentazione e gli stringenti controlli per la prevenzione delle infiltrazioni criminali».
«In questo senso – spiega il Prof. Michele Riccardi, vice-direttore di Transcrime – in diversi progetti europei, come datacros, Kleptotrace o Invert, Transcrime sta sviluppando strumenti evoluti proprio insieme alle autorità, per migliorare la loro capacità di individuare in maniera tempestiva soggetti o società ad alto rischio, ricostruire reti complesse di relazioni, tracciare schemi criminali internazionali. Questi strumenti sono adattati e applicati anche da banche e imprese, per migliorare la loro capacità di prevenire attività di riciclaggio tra i clienti e infiltrazioni criminali nella supply-chain».
«Tramite l’impiego di questi modelli predittivi avanzati e la partnership tra il mondo pubblico, privato e della ricerca – ha detto Enrico Pirastru, Responsabile Security Fincantieri – è possibile determinare un effetto a cascata che coinvolge l’intero indotto e la rete di partner ascrivibile a ciascuna impresa, tutelando il settore privato dalla capacità mimetica, adattiva e altamente competitiva della criminalità organizzata». «Rischi non solo economici e reputazionali, ma anche di business interruption, – ha aggiunto Andrea Pizzoli, direttore Risk & Compliance Fiera Milano – che rendono necessari controlli sulla rete di fornitori a presidio di ogni fase, dall’ingaggio, al controllo fisico degli accessi, all’esecuzione delle prestazioni, soprattutto in settori maggiormente esposti ai rischi, ad esempio per l’elevata incidenza di manodopera».
«La storia recente dell’Antimafia – secondo la giornalista Marcelle Padovani – non può prescindere dall’analisi delle sue manifestazioni non solo sul suolo nazionale, ma anche internazionale, in particolare in Europa e in America, ove gli organi incaricati della repressione studiano e prendono a modello le leggi e le tecniche italiane di contrasto alle associazioni mafiose». «La natura complessa di queste organizzazioni – ha concluso Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo, – coinvolge attori e attività nel settore legislativo, giudiziario, politico, sociale, culturale, religioso, economico e della informazione, come evidenziato dalla cronaca recente. Cronaca che, specialmente in Sicilia, fornisce un quadro di riferimento per scelte e azioni future».