At 27,1-11.14-15.21-26.35-39.41-44; Sal 46; 1Cor 13,1-13; Gv 13,12a.16-20
Quando ebbe lavato i piedi ai suoi discepoli, Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica». (Gv 13,12a.16-17)
Come si misura la grandezza, se Gesù, il Maestro, si china a lavare i piedi dei suoi discepoli, come ultimo gesto prima dell’arresto che lo condurrà alla condanna a morte? Chi è il servo e chi è l’inviato, se il Signore del mondo e Colui che invia si mette a servizio dei Dodici che sono a tavola con lui? Con un gesto Gesù ci introduce definitivamente alle dinamiche del regno di Dio, in cui il Creatore si cura del bene per le sue creature e invia il Figlio – fino a morirne! – perché il suo desiderio di vita si realizzi per tutti, per tutto il mondo che vuole sia salvo. Uscire da questa logica sarebbe dissennato; e tutte le volte che i rapporti tra noi sono regolati da altro che non sia la cura reciproca, impoveriamo la storia che Dio è venuto ad abitare in Gesù. E tutte le volte in cui ci chiniamo su un fratello o una sorella per metterci a servizio del suo bene, noi allarghiamo il sogno di Dio e avviciniamo quella festa che per tutti da sempre progetta e promuove.
Preghiamo
La nostra bocca si aprì nel sorriso,
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.
Grandi cose ha fatto il Signore per noi,
ci ha colmato di letizia, alleluia.
dalla liturgia del giorno