At 3,12b-16; Sal 64; 1Tm 2,1-7; Gv 21,1-14
E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai suoi discepoli, dopo essere risorto dai morti. (Gv 21,12b-14)
Pur con tutte le difficoltà – e non solo quelle di Tommaso –, i discepoli avevano iniziato ormai ad aprirsi alla novità della Pasqua ed era in loro cresciuta la fede nel Risorto; lo Spirito non era ancora effuso sulla prima comunità cristiana, secondo quanto ci raccontano gli Atti. Ma Gesù vuole comunque condividere ancora qualcosa con i suoi amici. Dopo la sera del primo giorno dopo il sabato e ancora otto giorni dopo – così ci racconta Giovanni –, il Signore si fa vicino anche sulla riva del mare di Tiberiade. È un incontro gratuito, di pura condivisione, in una cena improvvisata e semplice, con del pane e del pesce e un fuoco già acceso. Non ci sono molte parole, non ci sono insegnamenti, niente programmi da stendere né progetti da organizzare: solo la bellezza dello stare insieme. Giovanni ci dà un’immagine bellissima della vita della comunità cristiana, che gode della comunione con il Maestro e Signore, il Risorto, e riscopre la festa che è saper condividere. Null’altro. E basta a far festa e a riempire gli occhi di un lucido stupore.
Preghiamo
Dio, che ci hai nutrito al tuo convito di grazia,
donaci di avere una fede viva e sicura
e di trovare sempre a questa mensa
gli aiuti per l’eterna salvezza.
dalla liturgia del giorno