ALL’INGRESSO
Come ulivo verdeggiante nella casa del Signore,
mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e sempre.
Spero nel tuo nome perché sei buono, davanti ai tuoi fedeli.
LETTURA 2Mac 4, 7-12a. 13-17a
Lettura del secondo libro dei Maccabei
In quei giorni. Essendo passato all’altra vita Selèuco e avendo preso le redini del governo Antìoco, chiamato anche Epìfane, Giasòne, fratello di Onìa, volle procurarsi con la corruzione il sommo sacerdozio e, in un incontro con il re, gli promise trecentosessanta talenti d’argento e altri ottanta talenti riscossi con un’altra entrata. Oltre a questi prometteva di versargli altri centocinquanta talenti, se gli fosse stato concesso di erigere di sua autorità un ginnasio e un’efebìa e di costituire una corporazione di Antiocheni a Gerusalemme. Avendo il re acconsentito, egli, ottenuto il potere, fece subito assumere ai suoi connazionali uno stile di vita greco, annullando i favori concessi dai re ai Giudei per opera di Giovanni, padre di quell’Eupòlemo che compì l’ambasciata presso i Romani per negoziare il patto di amicizia e di alleanza; quindi, abolite le istituzioni legittime, instaurò usanze perverse. Intraprese con zelo a costruire un ginnasio, proprio ai piedi dell’acropoli. Ciò significava raggiungere il colmo dell’ellenizzazione e passare completamente alla moda straniera, per l’eccessiva corruzione di Giasòne, empio e non sommo sacerdote. Perciò i sacerdoti non erano più premurosi del servizio all’altare, ma, disprezzando il tempio e trascurando i sacrifici, si affrettavano a partecipare agli spettacoli contrari alla legge nella palestra, appena dato il segnale del lancio del disco. Così, tenendo in poco conto l’onore ricevuto in eredità dai loro padri, stimavano nobilissime le glorie elleniche. Ma appunto per questo li sorprese una grave situazione ed ebbero quali avversari e punitori proprio coloro le cui istituzioni seguivano con zelo e ai quali cercavano di rassomigliare in tutto. Non resta impunito il comportarsi empiamente contro le leggi divine.
SALMO Sal 93 (94)
Dio ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore.
Àlzati, giudice della terra,
rendi ai superbi quello che si meritano!
Fino a quando i malvagi, Signore,
fino a quando i malvagi trionferanno?
Calpestano il tuo popolo, Signore,
opprimono la tua eredità. R
Intendete, ignoranti del popolo:
stolti, quando diventerete saggi?
Chi ha formato l’orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l’occhio, forse non vede? R
Colui che castiga le genti, forse non punisce,
lui che insegna all’uomo il sapere?
Il Signore conosce i pensieri dell’uomo:
non sono che un soffio. R
Beato l’uomo che tu castighi, Signore,
e a cui insegni la tua legge,
per dargli riposo nei giorni di sventura,
finché al malvagio sia scavata la fossa. R
VANGELO Lc 3, 15-18
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
DOPO IL VANGELO
Alzerò le mie mani ai tuoi precetti che amo, mediterò le tue leggi.
Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
ALLO SPEZZARE DEL PANE
Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.
ALLA COMUNIONE
Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio, ed egli in lui;
e da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato.