Pr 2,1-9; Sal 111; 2Tm 2,1-7.11-13; Gv 15,1-8
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla». (Gv 15,1-5)
Gesù utilizza spesso immagini tratte dalla vita campestre, familiari agli uomini del suo tempo. In questo brano usa il paragone della vite per far capire quale relazione deve intercorrere tra sé e ogni persona. Il verbo dominante è “rimanere”: Gesù chiede di stare uniti a Lui per portare frutto. In questo caso il frutto è l’uva, da cui si ricava il vino che dà gioia e crea fraternità.
Gesù si manifesta pienamente come “vera vite” sulla croce, ove dà frutto in abbondanza, salvandoci perché noi possiamo godere la vera felicità. Come il vino rallegra il cuore dell’uomo, così il sangue di Cristo ci dona la vita beata e la possibilità di portare molto frutto. Lui stesso ci ha detto: «perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Preghiamo col Salmo
Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.