di Carlo Carretto (1910-1988)
A Hong Kong, i grattacieli illuminati sembrano diamanti.
Pare impossibile che le cose più brutte diventino così vive e belle, investite dalla luce.
No, non c’è niente di veramente negativo.
Anche la città, sentina di corruzione e giungla di asfalto, può avere la sua luce e la sua «trasparenza».
Il deserto vero, quello di sabbia e di stelle, era stato il mio primo amore e non mi sarei più staccato da esso, se non fosse stata l’obbedienza a richiamarmi lontano.
«Fratel Carlo, hai conosciuto l’assoluto di Dio, ora devi conoscere l’assoluto dell’uomo». Ed ero ripartito alla ricerca degli uomini.
Ero frastornato, e dovetti impiegare un po’ di tempo per ritrovare il mio equilibrio e la mia gioia profonda.
Ma poi Dio mi fece sperimentare che non c’era «luogo» privilegiato dove Lui abitava, ma che il Tutto era «luogo» della Sua abitazione e che ovunque tu lo potevi trovare.
«Fare il deserto nella propria vita» mi dicevo, allontanandomi a piccoli passi dalla stabilità di quella solitudine e camminando verso un mondo totalmente diverso.
Non bastava. Mi ci voleva Hong Kong per farmi dire che anche la città aveva la possibilità del deserto e che anche i grattacieli potevano diventare luminosi come diamanti.
Bastava avvolgerli nel buio della fede, in modo che le luci apparissero come stelle nella notte.
Il deserto lo puoi trovare ovunque, anche in città. Se sai amare ciò è possibile.
E’ solo un po’ difficile.
E non dimenticare che deserto non significa assenza di uomini ma presenza di Dio.
(Tratto da "Carlo Carretto. Ogni giorno un pensiero",
Città Nuova, 1983)