«Sottolineiamo che Cristo è il nostro socio di maggioranza e la Provvidenza il nostro sostegno: e non ci hanno mai deluso». Si presenta così, nel proprio bilancio sociale, la Cooperativa «Santi Martiri», nata nell’omonima parrocchia di Legnano per dare una possibilità di lavoro ai più fragili e che ha da poco spento le 25 candeline (vedi qui il pieghevole di presentazione).
Il presidente Lorenzo Turri, che nei prossimi giorni incontrerà l’Arcivescovo in visita pastorale nel Decanato, racconta lo stretto legame tra radicamento nella fede e approccio concreto da cui è nata la cooperativa, prima nei locali dell’oratorio, e poi ingrandendosi, di capannone in capannone: «Il nostro gruppo di famiglie è nato portando i figli all’asilo parrocchiale; poi abbiamo iniziato a trovarci per la catechesi, con l’intento di rinsaldare la nostra fede, fino a organizzare feste e vacanze insieme. Ci siamo accorti che nel nostro territorio c’erano persone lasciate ai margini, svantaggiate, che non venivano e non vengono considerate. Così ci siamo chiesti se non potessimo mettere in piedi una cooperativa, per dare lavoro e dignità a queste persone».
Gli assunti e le commesse
Un percorso che ha richiesto quattro anni, con il supporto decisivo dei sacerdoti che si sono via via succeduti, e che poi non si è mai fermato. Oggi la «Santi Martiri», che lo stesso Turri e le altre famiglie della parrocchia hanno da subito seguito come volontari, conta 16 dipendenti, di cui 12 con diverso tipo di fragilità: dalla sindrome di Down alla disabilità psichica, ma c’è anche chi ha una difficoltà motoria, o chi è in un percorso di reinserimento sociale. Le commesse vanno dai lavori di segreteria all’assemblaggio di parti di distributori automatici o di tappi per oleodinamica, fino alle lavorazioni per un’importante azienda di calzature del Parabiaghese, e al giardinaggio. Ultimo “reparto” avviato, un laboratorio in cui si realizzano oggetti di legno e pelle.
L’apporto dei volontari
Turri scende ancora sul piano pratico: «Bisogna trovare lavori che siano adatti alle diverse fragilità e che siano allo stesso tempo adeguatamente remunerati». Da qui l’importanza dei volontari, sia per affiancare i lavoratori con disabilità, sia per «dare una mano alla Provvidenza», sottolinea il presidente: «Naturalmente siamo noi che andiamo in giro, ci diamo da fare per trovare i clienti. Ma quando pensiamo di essere in difficoltà succede sempre qualcosa che ci permette di rimetterci in pista». Un esempio? «L’azienda che ci ha commissionato i tappi oleodinamici è di Opera, quindi fuori dal nostro territorio. Ma hanno spiegato che ci hanno chiamato perché erano rimasti colpiti dal nome, “Santi Martiri”».
Il futuro
«Ora – rilancia – stiamo cercando qualche giovane che possa prendere in mano la cooperativa, avendo sia le qualità umane per relazionarsi con i lavoratori, sia naturalmente la capacità di interagire con i clienti». Perché, rimarca, «l’attenzione alla persona e il lavoro sono due finalità che potrebbero essere una contro l’altra, ma noi vogliamo tenerle insieme. Cosa diremo all’Arcivescovo? Lui ha naturalmente tante cose a cui pensare. Ma la cosa più importante è che preghi per noi e per tutte le persone della cooperativa. La nostra è una bella esperienza e desideriamo che continui. Per questo la sua preghiera è fondamentale».