Il Forum Terzo Settore della Lombardia – che riunisce 32 organizzazioni del territorio in rappresentanza di oltre 52 mila realtà, espressione di circa 75 mila lavoratori e quasi un milione di volontari – guarda alle prossime elezioni del 26 maggio per il rinnovo del Parlamento Europeo come a un evento di importanza decisiva e strategica per il futuro del nostro Paese, delle realtà che operano nel Terzo settore e, soprattutto, delle giovani generazioni. L’auspicio è che il risultato delle urne permetta alle molteplici realtà che in Europa compongono quello che in Italia si definisce Terzo settore (associazioni, cooperative, fondazioni, mutue, ecc) di continuare a garantire benessere ai cittadini, oltre che posti di lavoro per quasi 14 milioni di persone (il 6,3% della popolazione attiva), attraverso l’opera 2,8 milioni di organizzazioni che vedono attivi 232 milioni di soci (cooperative e mutue) e ben 82 milioni dì volontari.
È infatti anche grazie al lavoro, alle energie, alle risorse di queste organizzazioni che oggi l’Europa è un modello globale di progresso e di cambiamento democratico: una delle aree del pianeta che assicura ai suoi cittadini sicurezza e coesione sociale, così come un livello alto di istruzione, cultura, scienza, alimentazione. Oltre 70 anni di pace fondata sulla democrazia e sullo Stato di diritto. L’Europa del resto è fonte di risorse importanti anche per una regione come la Lombardia: basti pensare ai fondi FSE-Fondo sociale europeo, con i quali vengono finanziati diversi interventi regionali, tra cui la misura “Nidi Gratis”, alle imponenti risorse per l’agricoltura dei contributi PAC-Politica Agricola Comune e ai fondi per ricerca innovazione e sviluppo di Horizon 2020, il Programma Quadro europeo per la Ricerca e l’Innovazione.
Non sfugge il fatto che l’Europa oggi è attraversata da più di un fattore di crisi: la crescita delle diseguaglianze (economiche, sociali, educative, di opportunità), la difficile ripresa economica, la crisi occupazionale che colpisce soprattutto i giovani e le donne, l’inverno demografico, l’impatto delle migrazioni. Fattori che hanno fatto emergere – anche nel nostro Paese – una forte spinta alla disgregazione del progetto europeo, la tentazione di ritornare agli stati-nazione, di innalzare muri e confini, l’idea che è meglio tornare o continuare a competere piuttosto che a collaborare.