Giovedì, Settimana della I Domenica dopo Pentecoste
Es 24,3-8; Sal 115; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16. 22-26
” E mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: ‘Prendete, questo è il mio corpo’. Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti”. (Mc 14)
Molte sono le indicazioni che ci vengono dalla solennità del Corpo e del Sangue del Signore; innazitutto il messaggio di fondo: la comunione con Dio e con i fratelli. Il pane e il vino consacrati ci parlano di un Dio che si fa dono, di un Dio che diventa cibo per noi, di un Dio che prende l’iniziativa, di un Dio che liberandoci vuol fare un’alleanza con noi. L’Eucaristia è la festa della fede, stimola e rafforza la fede. I nostri rapporti con Dio sono avvolti nel mistero: ci vuole un gran coraggio e una grande fede per dire: “Qui c’è il Signore!”. Eppure Dio ci ama, come ama tutti gli uomini, fino a farsi nostro cibo e bevanda per comunicarci la sua vita divina, farci vivere la sua vita di amore. L’Eucaristia non è credibile se rimane un rito, il ricordo di un fatto successo duemila anni fa. È invece una “scuola di vita”, una proposta di amore che coinvolge tutta la mia vita: deve rendermi disponibile ad amare il prossimo, fino a dare la mia vita per gli altri. Secondo l’esempio che Gesù ci ha lasciato.
Preghiamo col Salmo
Che cosa renderò al Signore
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.