Il Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo della Diocesi ha mutato la sua struttura con un decreto arcivescovile dell’11 febbraio scorso. Ne parliamo con il diacono permanente Roberto Pagani, riconfermato responsabile per il secondo mandato quinquennale: «Abbiamo riunificato quella che precedentemente era una struttura pensata a settori: l’Ecumenismo, quello per le relazioni con il mondo islamico, con il mondo ebraico e con le Religioni orientali. Abbiamo preferito riunificare l’articolazione del Servizio, semplificandolo e identificando collaboratori che avessero le opportune competenze. Quindi, al di là della collaborazione che continua con don Giampiero Alberti – che da moltissimi anni segue il dialogo islamo-cristiano, è presidente del Centro ambrosiano per il dialogo tra le religioni e animatore del Forum delle Religioni – sono stati inseriti altri collaboratori».
Chi sono?
Inizio con una donna, Giusy Valentini, ausiliaria diocesana che può contare su una serie di contatti pluriennali con la realtà islamica, soprattutto per quanto attiene alla parte femminile. Questo è importante, considerando che, per esempio, nelle moschee uomini e donne pregano in spazi diversi. In più, Valentini lavora nei consultori. C’è poi don Lorenzo Maggioni che, avendo concluso un periodo di approfondimento post-laurea sullo studio delle religioni – in particolare l’induismo -, da due anni insegna sia Ecumenismo sia Teologia delle religioni in Seminario e all’Issrm, e quest’anno è stato nominato vicepresidente del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano: si occuperà di Islam, Ebraismo e Religioni orientali. Infine don Emanuele Kubler Bisterzo, che ha sempre avuto una particolare relazione con il mondo protestante; vorremmo, però, che tale inclinazione fosse orientata alla scoperta del mondo pentecostale, che sta diffondendosi sempre più tra gli italiani e tra i migranti, in particolare tra quanti provengono dall’America Latina e i Filippini. A tale fine, don Emanuele parteciperà ai corsi della Facoltà teologica pentecostale.
Qual è il primo obiettivo che vi ponete?
Dopo quanto è emerso dal Sinodo “Chiesa dalle Genti” sentiamo ancora più urgente l’impegno a incontrare il territorio. Conoscendo e facendo conoscere meglio le molte buone prassi di dialogo, che già esistono, crediamo che sia possibile fare evolvere il nostro modo di essere Chiesa. Preferiamo partire dalle esperienze in atto per sviluppare un pensiero organico, piuttosto che un pensiero avulso dalla realtà.