di Luca Frigerio
Rogiero non poteva credere ai suoi occhi. La falce gli era caduta di mano, e giaceva per terra, tra l’erba appena tagliata. Una donna, sì, una donna ammantata di luce, splendente tanto da oscurare il sole, stava lì davanti a lui, apparsa dal nulla. E lo guardava, con una dolcezza infinita, con tenerezza di madre. Non capiva cosa stava succedendo, Rogiero, ma ebbe paura. E scappò, subito, correndo a per di fiato giù per il fianco del monte, inciampando, cadendo, strappandosi perfino la camicia. Tornato a casa, non volle mangiar nulla, né riuscì ad addormentarsi. «L’avrò soltanto immaginato», si diceva il giovane per tranquillizzarsi. E intanto continuava a ripetersi che quello era stato semplicemente un giorno come tutti gli altri, di fatica e di lavoro sotto il sole. Era il 2 luglio dell’anno di Grazia 1413. La mattina dopo, Rogiero tornò di malavoglia tra i prati della Val Serina, sopra Rigosa. Voleva dirsi malato, ma poi in famiglia avrebbero cominciato a fargli troppe domande, e lui non aveva voglia di dare risposte. Riprese a falciare, ma un po’ più in là rispetto al giorno precedente. Passavano le ore e non accadeva nulla, e questo lo tranquillizzava. «Sì, sarà stato il caldo a farmi credere…». E ridendo si dava dello sciocco da solo, lavorando con lena ancora maggiore. Ma all’improvviso tutto cominciò a girare attorno a lui, e il sole non era più dove doveva essere, e la terra sembrava tremargli sotto i piedi. Davanti a lui, in un’esplosione di luce, era apparsa di nuovo quella donna, bella, dolcissima. «Non avere paura…», gli sussurrava. Rogiero cadde in ginocchio, mentre il cuore gli batteva forte e le mani gli tremavano. Quando tornò al villaggio, la sera, parve a tutti in preda a una straordinaria agitazione. Davanti alla gente accorsa, Rogiero gridava che gli era apparsa la Santissima Vergine, lassù sulla montagna del Perello, e che gli aveva parlato. «È impazzito», dicevano alcuni, infastiditi. Altri ridevano, dandosi grandi manate sulle spalle e scuotendo la testa. «Ma quello non è il figlio dei Gritti, contadini come noi?», mormorava un gruppo di donne. «E la Madonna avrebbe dovuto apparire proprio a lui? E perché?». Ben presto Rogiero rimase solo tra le case a urlare la sua storia e la sua sorpresa. E anche quella notte non potè dormire. Così non aspettò neppure l’alba per ritornare sui monti. Voleva poterla rivedere, la Madre di Dio, per avere da lei una parola di conforto, per sapere cosa fare, come comportarsi. Pregò, invocò, pianse. E Maria fu di nuovo accanto a lui. Ma questa volta Rogiero non ebbe paura. Anzi, si sentì prendere da una gioia grandissima, incontenibile. E ora aveva un segno, qualcosa da far vedere ai suoi increduli concittadini, perché avessero fede. Tutti non riuscì a portarli sul Perello, sul luogo di quelle prodigiose apparizioni. Alcuni non ne vollero proprio sapere: avevano da fare, loro, altro che dar retta a uno stupido visionario… Ma molti si lasciarono persuadere, non fosse altro che per curiosità. Giunti sul posti si guardarono attorno: alberi, prati, fiori, il cielo azzurro… Bello, si dicevano, ma nulla di particolare… Son cose che si vedono tutti i giorni… Dov’è il miracolo? Rogiero, allora, indicò loro il tronco rinsecchito di un faggio. E sopra, incredibile a dirsi, stava germogliando un ramo d’ulivo. Un ulivo, lassù, non si era mai visto. Ne avevano sentito parlare, certo. Avevano tutti ben in mente quella pagina del Vangelo in cui Gesù entra in Gerusalemme tra Osanna e fronde d’ulivo. E un ramoscello d’ulivo era perfino dipinto in un angolo della loro parrocchiale. Ma vederlo così, dal vivo, in montagna, a mille metri sul livello del mare… E per di più spuntato da una pianta morta, secca, senza più linfa né radici… Allora quel giovane aveva ragione! Allora veramente quassù, sul Perello, era successo qualcosa di eccezionale, di meraviglioso! Per il resto dei suoi giorni, Rogiero continuò a chiedersi perché proprio a lui la Vergine aveva voluto rivelarsi. Ma il turbamento, crediamo, non potè mai oscurare la sua felicità per quanto era successo. E poi ora c’erano tante cose a cui pensare, tanti progetti da realizzare. Perché Maria, agli abitanti di queste vallate, aveva chiesto fede, preghiera, carità. E un santuario, che fosse segno della devozione di un popolo, anche per le generazioni a venire.