Visitazione della beata Vergine Maria
Ct 2,8-14; Sal 44 (45); Rm 8,3-13; Lc 1,39-56
Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. L’amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate. (Ct 2,8-9)
La tradizione giudaica e quella cristiana si trovano concordi nell’interpretare il Cantico come allegoria dell’amore di Dio per Israele oppure di Cristo per la sua Chiesa. La via allegorica è la preferita in entrambe le tradizioni interpretative. Il rapporto di Israele con il Signore è letto a partire dall’amore dei due partner, descritto dalla poesia del Cantico; così è per i cristiani che interpretano lo sposo in riferimento a Cristo e la sposa alla Chiesa; per i mistici poi lo sposo è Dio e la sposa è l’anima. Ma il limite dell’allegoresi sta proprio nell’abbandonare troppo presto il significato letterale del Cantico. È dunque necessaria una lettura simbolica: nel Cantico vi sono un uomo e una donna. Ed è proprio l’unicità la particolarità, perché essa rimanda alla professione di fede d’Israele: «Il Signore è uno» (Dt 6,4). Nella vicenda dell’amore fra un uomo e una donna nessuno può introdursi, e quando questo succede, quella relazione salta. In altre parole, nell’esperienza antropologica v’è iscritta la verità della fede d’Israele (l’unicità di Dio) e quindi della Chiesa.
Preghiamo
Signore Gesù,
tu ci hai rivelato il volto del Padre,
l’unico Dio che ha parlato ad Abramo e a Mosè,
l’unico Dio che dobbiamo imparare ad amare.
[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]