Nel centenario della morte di don Carlo San Martino (1844-1919) il Pio Istituto pei Figli della Provvidenza, che egli stesso aveva fondato nel 1885, organizza un convegno sabato 11 maggio alle 10 presso l’Università Cattolica di Milano (largo Gemelli 2). Nel corso della mattinata sarà presentato anche il volume di Luisa Bove «Don Carlo San Martino e la sfida educativa» (Paoline, 314 pagine, 18 euro) che contiene anche un inserto fotografico. «Un prete tra la gente, un prete che abita la storia senza essere rassegnato a quello che succede, senza essere chiuso in un ruolo», si legge nella prefazione dell’arcivescovo Mario Delpini.
Il convegno è un’occasione per conoscere o approfondire la figura di don Carlo, grande educatore, uomo di fede e di cultura, coraggioso e intraprendente, che ha saputo affrontare il problema dell’abbandono dei minori e del disagio giovanile con saggezza e lungimiranza. Tuttavia il volume pubblicato per l’anniversario, non racconta solo la storia del San Martino, ma descrive nel dettaglio anche la vita del Pio Istituto fino ai giorni nostri.
Ma chi era don Carlo? Prete ambrosiano, morto il 14 novembre 1919, vissuto nella Milano di fine Ottocento, attraversando anche la Grande guerra. Una figura all’epoca molto nota, tanto da finire più volte sui giornali e da ricevere due volte la visita della regina Margherita di Savoia, oltre a incarichi importanti dal governo regio.
Don Carlo ha viaggiato tanto, sia in Italia sia all’estero, un’esperienza affatto scontata per il suo tempo. Era un grande educatore che aveva a cuore i bambini e i ragazzi, specialmente quelli abbandonati, soli o vittime di adulti senza scrupoli. Per questo ha iniziato ad accogliere e a proteggere in una piccola casa di fronte al carcere di San Vittore i primi 12 minori per proteggerli e offrire loro vitto e alloggio. In pochi anni si è trovato a occuparsi di centinaia di piccoli indifesi.
Nel 1885 ha fondato il Pio Istituto pei Figli della Provvidenza e ha iniziato ad aprire alcune strutture residenziali per accogliere sempre più bambini, si è circondato di persone fidate e di giovani donne (poi costituite in congregazione religiosa, le Ancelle della Provvidenza), capaci di educare e formare i piccoli ai valori cristiani e accompagnandoli alla piena autonomia. Ai più grandi infatti veniva insegnato anche un mestiere che desse loro un futuro.
Egli pubblicò il volume «Salviamo il fanciullo» e «Prevenire», che contengono tutto il suo pensiero in merito all’educazione dei ragazzi, puntando più alla prevenzione che alla punizione. Per realizzare la sua opera, che negli anni continuava a crescere, riuscì a coinvolgere la borghesia milanese e a raccogliere donazioni e lasciti che gli consentirono di aprire diverse case.
Oggi queste strutture sono rinate come scuole (dalla materna alla secondaria di primo grado) e sono frequentate ancora da tanti ragazzi. È questa la grande eredità lasciata dal San Martino: ambienti accoglienti, con personale qualificato, a cominciare da insegnanti capaci di trasmettere i valori fondamentali della vita. Nelle scuole di Milano, Montano Lucino e Besana Brianza, gli alunni sono considerati i veri protagonisti, a loro vanno tutte le cure e l’attenzione per aiutarli a crescere e a esprimere le loro potenzialità, i loro desideri e i loro sogni. Perché educando anche il cuore si impara da piccoli a diventare grandi.