At 17,16-34; Sal 102 (103); Gv 12,44-50
«Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: “A un dio ignoto”. Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. (At 17,22-23)
L’introduzione al discorso all’areopago prende spunto dal modo di esprimersi della religiosità pagana, che aveva eretto in Atene un altare dedicato «a un dio ignoto». L’espressione stupisce in quanto è al singolare, mentre la religiosità greca era orientata al politeismo. In questo modo Paolo fa il primo tentativo di mediazione dell’annuncio del monoteismo in un ambiente pagano. Paolo, appellandosi all’ignoranza circa la divinità, si riferisce però a un’unica divinità, vagamente definita come ignota, in modo da poter introdurre il discorso sul monoteismo dall’interno della visione pagana. L’apostolo, cioè, si presenta come colui che annuncia quella divinità che gli ateniesi adorano senza conoscere. L’unico Dio della tradizione biblica viene qui presentato nelle sue caratteristiche giudaico-cristiane di creatore e signore del cielo e della terra. L’oratore sottolinea la diversità di questa divinità, che contrariamente agli dei pagani, non ha bisogno di costruzioni umane come i templi, o di culto, come i sacrifici, perché è essa stessa a dare la vita al mondo.
Preghiamo
Dio nostro Padre,
creatore e signore di tutte le cose,donaci di poterti annunciare
con la stessa passione di Paolo, con lo stesso entusiasmo
e la stessa intelligenza dell’apostolo.
[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]